Contrapposizioni non fondate su concezioni religiose diverse
Il Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha dichiarato:
Il 2 febbraio 2009 il Consiglio della Comunità ebraica di Torino decise la revoca di Rav Alberto Moshe Somekh dal ruolo e dalle funzioni di rabbino capo.
Il 3 aprile 2009 lo stesso Rav Somekh ha notificato l’atto di impugnativa e ha quindi chiesto l’attivazione della procedura prevista dall’articolo 30, comma 2, dello Statuto dell’Unione delle Comunità Ebrache Italiane e la costituzione dell’apposito collegio.
Questo Collegio, dopo aver invano esperito vari tentativi per indurre le parti a giungere ad un bonario componimento della vertenza, ha svolto una lunga fase istruttoria dedicata all’approfondimento delle ragioni e degli argomenti dedotti dalle parti, assistite dai rispettivi legali. A conclusione di tutta questa attività il Collegio stesso ha deciso di respingere il ricorso del rabbino.
La questione deve essere mantenuta nei suoi giusti limiti, che sono quelli della soluzione del caso specifico attraverso valutazioni inerenti a dinamiche comunitarie, comportamenti, attitudini, incomprensioni e conflitti che hanno riguardato la vita della Comunità torinese.
Sarebbe errato e fuorviante che da questa dolorosa e singola vicenda, che non ha precedenti nell’ambito dell’ebraismo italiano, si traessero deduzioni e conclusioni inappropriate, infondate, o estensive.
La contrapposizione tra le parti non è stata fondata su due diverse concezioni religiose, in quanto, al contrario, esse come persone e come enti vivono e operano nell’ambito dell’ebraismo ortodosso e applicano le regole tradizionali dell’ebraismo italiano. Altrettanto errato e fuorviante sarebbe affermare che in qualche modo sia stata messa in discussione la serietà, l’impegno o il prestigio morale del rabbino, al quale viene riconosciuta grande cultura, grande statura di studioso e grande capacità didattica. E’ necessario che si accantonino le reazioni emotive, si prenda integrale ed esatta conoscenza della decisione adottata e si operi per prevenire l’eventualità che si ripresentino in futuro situazioni simili”
Renzo Gattegna, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane