Qui Torino – Yeud tra gestione comunitaria e informazione ebraica
Da tutta Italia sono arrivati a Torino, i ragazzi di Yeud, corso di young leadership organizzato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
In un week end incentrato sul tema dell’informazione ebraica in Italia, c’è stata prima di tutto l’occasione per parlare ai partecipanti di quella che è la realtà peculiare della Comunità torinese. Una comunità media, circa novecento iscritti, eppure complessa, forte di una lunga storia legata al suo territorio. “Anche lo scorso anno siamo venuti a Torino, e assaporare la vita di una piccola comunità è stata considerata un’esperienza fondamentale dai nostri ragazzi, che per la maggior parte vengono da Roma e Milano – ha spiegato la vicepresidente Ucei Claudia De Benedetti – in questo caso siamo particolarmente soddisfatti di vedere come diverse esperienze abbiano avuto occasione di fondersi qui, i ragazzi dei nostri due corsi, i leader della Comunità, la redazione di Pagine Ebraiche, la Fiera del libro, in un fine settimana che rappresenta per tutti un grande momento di condivisione”.
Le varie sfaccettature della realtà ebraica del capoluogo piemontese sono state raccontate da vari relatori. Così il rabbino Alberto Somekh ha parlato del suo lavoro da “tuttologo”, in cui è necessario fare tante cose diverse e parlare con tante persone pur essendo privo di una preparazione specifica “Fare il rabbino in Italia, specie in una Comunità non numerosissima, significa occuparsi delle cose più disparate, di cucina, di trattamenti medici, di rapporti con le istituzioni civili e con le altre confessioni – ha spiegato il rav Somekh “Lavorare con l’obiettivo di trasformare la Comunità in quella che per un rabbino sarebbe una ‘comunità ideale’, può apparire una missione impossibile. Il mio pensiero tuttavia è che questo non debba essere visto in modo negativo perché un impegno del genere è anche fonte di soddisfazione ”, ha precisato.
Del grande radicamento della Comunità torinese sul territorio ha parlato il presidente Tullio Levi. “In tutto il Piemonte esistono tracce del nostro passato qui – ha sottolineato – Oggi ci sono problemi legati al decremento demografico. Ma la nostra è una comunità viva, che offre tanti servizi, che ha ottimi rapporti con le istituzioni con cui organizziamo eventi e manifestazioni. E saremo in prima fila a celebrare i 150 anni dall’Unità d’Italia, come ebrei e come torinesi”.
I ragazzi del seminario sono rimasti poi incuriositi dall’esperienza didattica della scuola ebraica di Torino che accoglie circa 200 allievi, in parte ebrei, ma in maggioranza non ebrei. La preside Marta Silva ha illustrato quelli che sono i pilastri fondamentali di questa esperienza, lunga ormai decenni, e che riesce a comporre l’identità ebraica del progetto culturale con il pluralismo del background degli alunni.
È intervenuta poi Sara Kaminsky, assessore della Comunità di Torino, che ha proposto diversi spunti di riflessione sui cambiamenti che l’identità ebraica italiana sta attraversando, sottolineando l’importanza della dimensione culturale.
Con le parole di Guido Vitale, direttore di Pagine Ebraiche e del Portale dell’ebraismo italiano moked.it, si è entrati nel vivo del tema dell’informazione della più antica comunità della diaspora. Quale può essere il rapporto degli ebrei italiani con la società civile e i mezzi di comunicazione? Così i partecipanti hanno ascoltato, ma anche espresso le proprie opinioni su una domanda fondamentale per il futuro dell’ebraismo italiano. Ha chiuso la mattinata di lavori un confronto sulla rinascita di HaTikwa, il giornale dell’Unione giovani ebrei di Italia, con Amalia Luzzati, vicepresidente Ugei, e alcuni dei praticanti del Portale che collaborano al progetto. Un giornale nato grazie alla collaborazione tra diverse espressioni dell’ebraismo italiano, che adesso spera di includere tra i suoi collaboratori anche i ragazzi di Yeud.
Rossella Tercatin