…Memoria

L’uscita in italiano per Guanda del romanzo di Yannick Haenel “Il testimone inascoltato” sembra riaprire le polemiche che già l’anno passato hanno accompagnato l’uscita del libro in Francia e che negli ultimi anni hanno segnato il successo delle “Benevole” di Littell. Almeno a giudicare dall’intervista a Haenel apparsa stamane su Repubblica, il problema non è semplicemente quello del rapporto tra storia e finzione letteraria, ma è quello, ben diverso, della trasmissione della memoria sulla Shoah, una volta esaurita l’era dei testimoni. A chi toccherà adesso tramandare la memoria? non agli storici, afferma Haenel, ma ai romanzieri. Toccherà a loro rappresentare “quella parte di verità che è per sua natura irrapresentabile”. Siamo di fronte ad un conflitto tra storici e romanzieri per l’occupazione di quell’enorme spazio narrativo lasciato dalla Shoah? e come pensano i romanzieri di subentrare agli storici e ai testimoni in questo ruolo, come si disponono ad usare questo esplosivo, la parola è dello stesso Haenel, che è la finzione letteraria? forse il problema sta soprattutto qui, nel come e non nel se. Resta il fatto, comunque, che siamo di fronte ad un altro segnale dell’urgenza di ripensare non tanto la Shoah quanto il nostro modo di farne memoria.

Anna Foa, storica