Qui Torino – “Tanz, tanz” il gruppo Mishkalè scatena la Piazza
“Tanz, Tanz”, in yiddish “balla, balla”. Un invito allegro e travolgente come la musica klezmer del gruppo Mishkalé che ieri sera si è esibito a Torino in una piazzetta Primo Levi gremita. Oltre duecento persone, infatti, sono accorse, richiamate dall’armonia delle note klezmer, gitane, greche per il concerto organizzato dalla Comunità Ebraica di Torino e dalla circoscrizione VIII, all’interno della rassegna Salone Off. Un successo di pubblico nel cuore di San Salvario, quartiere simbolo del melting pot torinese, per la presentazione del nuovo cd “Tanz, tanz” del sestetto Mishkalé. “Il nucleo embrionale di questo gruppo” racconta il clarinettista Sergio Appendino “è nato sedici anni fa. Il mio primo contatto con la musica klezmer fu casuale: ero a teatro per suonare in uno spettacolo quando un mio amico e collega mi fece sentire un pezzo di questa musica affascinante e piena di energia. Poi mi disse ‘ecco, questo è quello che dovrai suonare’, senza spartiti, tutto a memoria. Dopo quel giorno – continua Appendino – e nei successivi tre anni mi dedicai intensamente alla ricerca, mi documentai sia sulla musica sia sul mondo ebraico”. Da allora i Mishkalé hanno fatto molta strada, cambiando formazione, in un evoluzione continua per trovare una identità propria, un modo personale e originale per tradurre questa musica. “Non volevamo più fare semplici cover” spiega Appendino “dopo il primo cd del 2005 abbiamo lavorato intensamente per dare un impronta nostra ai pezzi. Anche perché, come mi disse una volta Moni Ovadia, il klezmer non è un genere musicale ma un modo di essere”, è lo specchio dell’identità di un popolo, di una cultura, di una tradizione. “Il nostro è un approccio gentile da gentili” racconta il trombettista Andrea Verza “abbiamo un profondo rispetto per i mondi da cui traiamo ispirazione”.
Dallo shtetl ai palchi di tutto il mondo, la musica yiddish ha raggiunto il grande pubblico con il suo intreccio di allegria e melanconia. Sentire oggi note jazz o gitane all’interno del klezmer, è una testimonianza di come la musica non rispetti le barriere, spaziali o culturali che siano. Si suonava nei ghetti dell’est Europa, nei sobborghi poveri di Brooklyn per allietare Bar Mitzva o matrimoni mentre oggi la possiamo ascoltare in una piacevole serata primaverile torinese.
Il concerto si è chiuso con una delle canzoni ebraiche popolari più conosciute, Hava Nagila. E un gruppo di giovani ha preso in parola il titolo del nuovo cd dei Mishkalé, “Tanz, Tanz”, danzando e divertendosi sulle note di questa canzone. La danza, come ricorda un racconto di rav Nachman di Breslau citata nel cd, ha un valore curativo. Rav Nachman narrava, infatti, la storiella dei sette mendicanti, ciascuno con un determinato difetto, che vennero convocati al matrimonio del figlio del gran re, il quale, nonostante il felice evento, era cronicamente malato di tristezza. Tutti e sette i mendicanti portarono in dono una benedizione che simboleggiava, nonostante l’invalidità, la capacita più sublime, suggerita, in modo controverso, dallo stesso handicap. Una sorta di contrappasso dantesco in positivo. Il primo, cieco, era dotato di perfetta lungimiranza e di incommensurabile capacità di comprendere la realtà. Il secondo, sordo, era puro perché non sentiva i pettegolezzi e le maldicenze della gente. Il terzo era balbuziente, ma esprimeva idee e parole colme di saggezza. Il settimo e ultimo era uno storpio, che, secondo la tradizione, aveva la capacità di danzare, un talento meraviglioso con cui incredibilmente riuscì a curare l’erede al trono dalla sua melanconia.