Pericoli e provvedimenti

Non servirebbero molti commenti. Alcuni giorni fa le forze dell’ordine hanno organizzato un blitz nei locali frequentati dagli aderenti al gruppo “Militia”, poche decine di persone che si ispirano esplicitamente al nazismo e all’antisemitismo. Tra le intercettazioni telefoniche connesse all’indagine ce ne sono di veramente agghiaccianti. Il leader del movimento lascia intendere di voler attaccare il presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici – al quale esprimo solidarietà – già costretto a vivere sotto scorta. Le parole sembrano costituire una minaccia esplicita, e leggere quelle frasi provoca un brivido, poiché se ne coglie la ferocia, l’insensatezza, ma anche la disperazione.
A ben vedere è proprio questo l’aspetto decisivo della questione, insieme tranquillizzante e spaventoso: queste frange di delinquenti sono effettivamente ridotte a una marginalità politica non solo nella destra istituzionale, ma persino, direi, in quella estrema (sebbene non manchino ammiccamenti riprovevoli a tutti i livelli). Nel caso di Militia si ha a che fare con non più di alcune decine di persone. Ma è proprio l’irrilevanza politica che deve renderci accorti: queste persone hanno poco o nulla da perdere, e possono provocare danni anche molto seri.
Infine, per la cronaca, vale la pena notare altri due aspetti: se fosse in vigore il ddl sulle intercettazioni in questi giorni all’esame del Parlamento, quest’inchiesta non sarebbe mai giunta al termine. Il numero di giorni consentito per intercettare, infatti, non sarebbe bastato. Il secondo elemento è che, al momento, tutti gli inquisiti sono a piede libero: sebbene penso che ci si debba generalmente rallegrare in presenza di misure cautelari ridotte, mi pare che in questa occasione lo iato tra il pericolo e il provvedimento sia davvero un po’ troppo dilatato.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas