Menorà…

L’accensione dei lumi della Menorà di cui si parla all’inizio della parashà di Beha’alotekhà è considerata da alcuni commentatori una metafora dell’educazione. La Menorà deve essere accesa in modo che la fiamma possa poi ardere autonomamente. Alcuni spiegano che il fine dell’educazione deve essere l’autonomia di chi viene educato mentre l’educatore deve limitarsi a fornirgli gli strumenti culturali. Mentre la prima parte di questa affermazione è sicuramente corretta, la seconda è perlomeno discutibile. Le norme per l’accensione della Menorà prevedono infatti che chi la accende debba salire su un gradino per poter guardare bene ciò che sta accadendo e continuare ad alimentare la fiamma finché non sia sicuro dell’accensione del lume. Se manteniamo la metafora educativa questo vuol dire che per poter educare bisogna conoscere bene chi viene educato e impegnarsi a fondo per accendere la fiamma. L’obiettivo è sicuramente costruire una personalità autonoma e non una clone dell’educatore ma per poterlo fare serve un grande impegno, molta fatica e un progetto educativo chiaro.

Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano