Qui Gerusalemme – “Angeli e Demoni” una mostra sulla superstizione ebraica
La credenza che il mondo sia abitato da forze invisibili o da esseri sovrannaturali, come spiriti, angeli e demoni, è comune, sebbene in forme diverse, alla maggior parte delle tradizioni e delle religioni conosciute. Che tali entità poi siano capaci di trasmettere le conoscenze e di fornire gli strumenti per influenzare gli eventi e dominare i fenomeni fisici, è un elemento che per secoli ha tormentato e allo stesso tempo attratto l’umanità intera e che non ha risparmiato neppure la tradizione ebraica.
La nuova mostra inaugurata di recente al Bible Lands Museum di Gerusalemme e intitolata “Angeli & Demoni: La magia ebraica attraverso i secoli” sottolinea per l’appunto quanto alcuni elementi di superstizione fossero estremamente radicati nella tradizione del popolo ebraico. L’esposizione esamina le origini e lo sviluppo della magia nell’ebraismo, dal periodo del primo tempio fino ai giorni nostri con un focus sui principali manufatti riconducibili a pratiche occulte: da pendenti contro il malocchio a pergamene di benedizione per la casa, ad amuleti di protezione per i bimbi appena nati.
Questi amuleti in particolare, richiamano alla curiosa leggenda di Lilith riportata ampiamente da fonti midrashiche e talmudiche. Secondo una delle versioni Lilith, prima moglie di Adamo e creata dalla terra insieme al primo uomo, non volendo rinunciare alla propria eguaglianza, decise di fuggire dal giardino dell’Eden. In seguito Lilith si accoppiò con Asmodai e altri demoni che incontrò oltre il Mar Rosso, generando un’infinita schiera di demoni. Adamo chiese però all’Onnipotente di riportare indietro Lilith, così tre angeli, Sanwy, Sansanwy, Smnglf, vennero inviati alla ricerca della fuggitiva. Quando i tre angeli trovarono Lilith, le ingiunsero di tornare pena la morte dei figli che lei aveva generato con i demoni. Lilith li supplicò allora di non farlo, promettendo che non avrebbe toccato i discendenti di Adamo ed Eva, se solo si fossero pronunciati i nomi dei tre angeli.
In una sezione apposita della mostra debitamente nascosta da un telo nero, sono esposti invece gli oggetti proibiti legati alle pratiche oscure e alla magia manipolativa: ricette di pozioni, maledizioni e feticci vari. Elementi che, sebbene si richiamino nella loro simbologia alla mistica ebraica, rappresentano in realtà un coacervo di tradizioni neoplatoniche, gnostiche, ermetiche, astrologiche, alchimistiche in cui la componente cabalistica è praticamente nulla.
Si prenda ad esempio re Salomone e le relative speculazioni esoteriche circolanti intorno alla sua persona. La tradizione medioevale attribuisce a Salomone, considerato un mago e un esorcista, tutta una serie di testi di magia rituale che nulla hanno a che fare con la dottrina mistica ebraica: dal Testamento di Salomone, in cui si narra come il re abbia esercitato il suo potere magico sui demoni per costringerli a costruire il Tempio di Gerusalemme alla Clavicula Salomonis, un vero e proprio grimorio in cui vengono descritte nei particolari le procedure e i rituali di evocazione e coercizione dei demoni.
In realtà la legge ebraica è molto chiara in merito. Nel Deuteronomio troviamo infatti la proibizione ad esercitare le arti magiche: “Non si dovrà trovare in mezzo a te chi farà passare suo figlio o sua figlia attraverso il fuoco, né chi farà sortilegi o chi farà l’indovino, il mago o lo stregone, l’incantatore o il necromante…”
Ma il confine tra religione e superstizione risulta essere tutt’ora estremamente labile. Alcune credenze sono infatti ancora oggi molto diffuse nella società israeliana moderna, anche tra gli ebrei che si ritengono più secolarizzati. Dai tipici amuleti a forma di mano contro il malocchio, i Hamsa, ai celeberrimi fili rossi di Rachel reclamizzati come braccialetti protettivi, ma che risultano essere solamente un’ottima invenzione commerciale che trova scarsi o dubbi riferimenti nei principali testi Kabbalistici.
Michael Calimani