Il nodo di Gaza – La guerra delle immagini

Questa mattina le trasmissioni della radio israeliana, Kol Israel, sono dedicate a un accurato esame degli errori operazionali commessi dall’esercito. Ovviamente bisogna vedere positivamente ogni rimessa in questione di noi stessi, ma mi sembra che il focus sia poco centrato. Se Israele si trova oggi in una situazione politica internazionale molto difficile, la colpa non è certo di chi ha eseguito nel migliore dei modi ordini impossibili. La colpa è a monte ed è una questione di mentalità. Il Gabinetto ristretto israeliano non ha ancora capito che i tempi sono cambiati e che la grande battaglia odierna è quella mediatica. Nelle due settimane precedenti all’arrivo della flottiglia, i diplomatici israeliani hanno moltiplicato i contatti coi loro dirimpettai. Ottimo, ma insufficiente, poiché il terreno su cui si gioca la partita è quello dei media.
Invece di un ministero degli Esteri decrepito, senza finanziamenti, incapace di svolgere la sua funzione, Israele ha bisogno di un ministero attivo, pieno di idee, sempre pronto non solo a rintuzzare gli attacchi della stampa, ma soprattutto capace di influire preventivamente. Ci vuole almeno una stazione televisiva in lingua araba di fronte a più di 500 stazioni arabe. Bisogna capire che il terreno di battaglia principale non è più quello dell’esercito, con 55 miliardi di shekel di bilancio, ma quello della battaglia mediatica, con 1,5 miliardi di shekel assegnati al ministero degli Esteri. Oggi si vince o si perde con la rapidità delle trasmissioni, mostrando i filmati ripresi a bordo delle navi dove si mostra il linciaggio dei militari saliti a bordo delle navi immediatamente e non a tarda sera quando ormai i giornali televisivi in Europa sono già chiusi. L’esercito ha mandato una giovane ufficiale a “spiegare” ai giornalisti stranieri la situazione, ma era ancora sprovvista di film e fotografie prese a bordo della nave Marmara, quindi poco efficace.
Infine, il vecchio detto ebraico “Un shmum” (le Nazioni Unite non contano nulla) non è più attuale. Le Nazioni Unite sono divenute un elemento essenziale della nostra vita, elemento di cui bisogna tener conto in anticipo. Si deve perciò rafforzare il personale diplomatico a New York partecipando ad ogni comitato e battendosi contro ogni tentativo di denigrazione.
E poiché ci siamo abituati a pensare che tutta la stampa europea sia contro di noi in maniera preconcetta, vorrei segnalare inoltre che il “Corriere della Sera” ha trattato l’argomento dal suo sito internet i un modo che mi è sembrato corretto.

Sergio Minerbi