…flottiglia
Il grave episodio della cattura, da parte di Israele in acque internazionali, della flottiglia di navi dirette verso il porto di Gaza va esaminato da tre punti di vista. 1) Esiste uno stato di guerra fra il governo di Hamas a Gaza e lo stato d’Israele, che ha determinato il blocco del porto di Gaza (con il pieno appoggio dell’Egitto). A Gaza esistono seri problemi endemici di povertà ma non esiste una crisi umanitaria, e per rendersene conto basta vedere le immagini televisive delle belle case nella città ricostruita. L’approvvigionamento civile e militare passa regolarmente attraverso i tunnel dall’Egitto e i posti di confine con Israele. A bordo delle navi, con l’appoggio logistico e politico della Turchia, non vi erano degli innocui “pacifisti” ma una legione straniera di centinaia di attivisti coinvolti nel fiancheggiamento al terrorismo e nella propaganda politica anti-israeliana. Emblematica la figura del vescovo Hylarion Capucci, in passato fermato per trasporto di materiali esplosivi. Non proprio secondo le migliori tradizioni, i “pacifisti” hanno usato pugnali, spranghe di ferro e armi da fuoco. Il tentativo della flottiglia di rompere il blocco navale di Gaza era, puro e semplice, un atto di appoggio alla guerra di Hamas contro Israele, e come tale è stato trattato. 2) Da parte di Israele, se l’obiettivo militare di impedire l’arrivo delle navi a Gaza è stato conseguito, l’operazione dal punto di vista politico è un fiasco colossale. I danni di immagine e anche i danni concreti sul piano delle relazioni internazionali sono incalcolabili. Anche se il primo sangue versato è stato quello dei soldati israeliani, l’uccisione di civili durante una dimostrazione, anche violenta, è sempre un fatto intollerabile. Quando si fanno errori di valutazione, di pianificazione e di esecuzione talmente clamorosi, i responsabili devono pagare. Il comandante della marina militare Eliezer Marom, il capo di stato maggiore Gabi Ashkenazi, il ministro della difesa Ehud Barak, il ministro Moshe Ya’alon che per un giorno faceva le veci del primo ministro, e il capo del governo Benyamin Netanyahu, vanno tutti spediti a casa, e subito. 3) Il governo di Erdogan ha scelto per la Turchia un corso di alto profilo islamista. Rifletteranno gli Europei sulla natura del paese che chiede l’ammissione all’Unione Europea.
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme