Il nodo di Gaza – Pacifici: “Dare sicurezza a Israele”
“L’azione di Israele nasce dalla paura. La paura di essere cancellato dalla faccia delle terra”. Così Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma in un’intervista all’Ansa commenta la vicenda della nave turca diretta a Gaza. “Credo che sia evidente all’opinione pubblica – dice il giorno dopo – il dramma che sta vivendo un piccolissimo stato con sette milioni di abitanti, arabi compresi, circondato da un un miliardo di musulmani e non solo loro – basti pensare a Chavez – che vogliono annientare il suo diritto ad esistere”. “Se Israele avesse dovuto applicare le regole della comunicazione, oggi – aggiunge – il mondo sarebbe al suo fianco nell’esprimere il cordoglio per la morte ingiustificata dei suoi soldati. Soldati, e questo deve essere chiaro a tutti, non addestrati secondo i canoni delle tirannie pronte a reprimere il dissenso con ogni mezzo. L’etica dell’esercito israeliano antepone, a volte a rischio della vita dei suoi soldati, l’esigenza di evitare vittime. Non sempre è possibile. Pacifici non ha dubbi nel definire “errore e tragedia” gli avvenimenti di ieri, ma rivolge un appello all’opinione pubblica: “trovi il coraggio di dimostrare agli israeliani e ai loro governanti di non essere soli, che non devono avere paura. Cancellare Israele significherebbe cancellare un paese democratico”. Al tempo stesso, però, ci tiene a ricordare che “‘Hamastan, la Striscia di Gaza governata da Hamas, non è un luogo dove si muore di fame. Lo dimostrano i fiorenti mercati che nonostante l’embargo israeliano continuano ad essere pieni di ogni cosa: dai beni di prima necessità a quelli di lusso. Un territorio governato da una tirannia dispotica e oscurantista che potrebbe destabilizzare il vicino Egitto e la Giordania. Il diritto di Israele di controllare cosa entra a Gaza è dimostrato dal lancio quotidiano di missili Kassam sulla popolazione del sud di Israele. E va ricordato che l’embargo è anche da parte dell’Egitto”. “Se non ci fossero stati i morti di ieri, non avrei esitato – spiega ancora – a continuare a definire gli pseudo pacifisti,’pacifintì”. A questo proposito cita Monsignor Capucci: “‘uomo di fede’ arrestato nel 1979 al confine con il Libano con una mercedes piena di armi ed esplosivi. Liberato con un atto di clemenza da Israele con l’impegno di non occuparsi più di questioni mediorientali: impegno chiaramente disatteso”. Il Presidente delle Comunità ebraica romana ricorda poi che alle navi turche intenzionate a forzare il blocco “era stato chiesto dai genitori del soldato Gilad Shalit (detenuto da 4 anni da Hamas) di portare una semplice lettera per chiedere l’accesso della Croce Rossa internazionale al proprio figlio. Richiesta respinta. Che dire poi della Ihh, organizzazione turca promotrice del viaggio in nave, affiliata ad Hamas, già nel mirino della Cia e responsabile di almeno tre attentati suicidi? Questi sono i pacifisti che volevano e vogliono sfidare lo stato Israele! Saranno in piazza il 12 giugno prossimo per ricordare un anno dalla repressione in Iran del movimento democratico?”. “E’ giunto il momento – rilancia Pacifici – che l’Italia e l’Europa dai tragici fatti di ieri sappiano rilanciare il processo di pace che porti alla nascita di uno stato palestinese democratico a fianco di Israele. L’Italia in questi anni si è guadagnata un credito enorme con l’opinione pubblica israeliana. Sono certo che attraverso le posizioni del governo e anche di buona parte dell’opposizione parlamentare, possa avanzare una proposta credibile per porre fine ad un assedio che nessun paese al mondo sarebbe stato in grado di sostenere se non lo stato di Israele. Uno stato che dal 1948 ad oggi non ha mai avuto un vero giorno di pace”. “Prima di demonizzare Israele – conclude Pacifici, riferendosi anche alle manifestazioni pro Palestina di ieri in alcune città italiane e a Roma dove hanno lambito il quartiere ebraico – si deve tener conto di questa paura. Solo fermando la tirannia iraniana con il suo riarmo nucleare e le alleanze costruite con Hamas e Hezbollah ai confini di Israele, potremo portare avanti il processo di pace. Una parola questa a cuore agli israeliani e al popolo ebraico in tutto il mondo”.