La ricerca e le minoranze

La stesura definitiva della manovra economica promette di tagliare al Cdec (www.cdec.it), già da quest’anno, 172.500 euro, corrispondenti a metà della “legge Ruben” approvata dal Parlamento l’autunno scorso (300 mila) più metà del finanziamento annuo del Ministero per i Beni e le attività culturali (45 mila). Al riguardo desidero proporre tre considerazioni. La prima è che viene improvvisamente a crollare un bilancio preventivo messo in atto ormai da cinque mesi; progetti già avviati, impegni di spesa già assunti … tutto è da ricalibrare e tagliare, per di più con urgenza. La seconda considerazione concerne una questione a pochi nota: il meccanismo di finanziamento delle attività degli istituti culturali. Nessun ente sponsorizzatore finanzia il cento per cento dei costi di un progetto. Così essi vengono coperti o intrecciando più contributi “finalizzati” (evento molto raro) o sommando un contributo “finalizzato” e parte di un contributo destinato all’insieme delle attività (come appunto quello statale). Questo secondo è il caso, ad esempio, della nostra ricerca sulla condizione degli ebrei in Albania durante l’occupazione italiana 1939-1943, della nuova rivista digitale Quest (www.quest-cdecjournal.it), del portale sull’antisemitismo (www.osservatorioantisemitismo.it). I contributi “non finalizzati” sono quindi una risorsa feconda ed essenziale. La terza considerazione è di carattere più generale. E’ vero che il dimezzamento del sostegno statale a tutti gli istituti umanistici danneggerà e atrofizzerà l’intera vita culturale del paese. Ma il taglio finirà per incidere ancor più, come è d’uso, sulle minoranze, siano esse religiose, identitarie, etniche, sociali ecc. Ne risulterà un paese più monotono, più monocorde, più monocromatico.

Michele Sarfatti, direttore Fondazione Cdec