Il nodo di Gaza – Per la Chiesa due pesi e due misure

Anche l’Avvenire, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana, ha riportato che “in un quieto giardino a Iskanderun, nel sud della Turchia, monsignor Luigi Padovese è morto, accoltellato da chi era considerato uno dei suoi collaboratori più fedeli”. A uccidere il vicario apostolico di Anatolia e presidente della Conferenza episcopale turca, è stato infatti il suo autista personale, Murat Altun.
Il Nunzio Apostolico, monsignor Antonio Lucibello, esclude “una relazione o analogia con l’assassinio di don Andrea Santoro avvenuto nel febbraio del 2006 a Trebisonda. Padre Santoro fu ucciso da un giovane per un atto di fanatismo politico-religioso, in questo caso mi sento di escludere un simile gesto di fanatismo.”
Ma l’Avvenire ha pubblicato anche la reazione dell’arcivescovo di Smirne, monsignor Ruggero Franceschini che ha detto: ”La tesi del matto che uccide è un luogo comune che era già stato utilizzato per don Andrea Santoro. Anche la persona che ha gettato una bomba molotov sulla nostra cattedrale di San Policarpo, qui a Smirne, è stato definito ‘un malato mentale’”.
Propendiamo piuttosto per la tesi di monsignor Franceschini. E’ chiaro che nell’atmosfera arroventata di questi giorni, creata dalle dichiarazioni roboanti del premier Erdogan, sia facile ai fanatici fondamentalisti islamici che prevalgono oggi in Turchia, ispirare anche l’omicidio di un vescovo cattolico. E’ lo stesso odio cieco per tutto ciò che è diverso, non islamico e perciò nemico. E’ lo stesso odio islamico che portò all’uccisione di sette sacerdoti cattolici in Algeria. E’ un odio nutrito da secoli, che non ha bisogno di motivazioni concrete, razionali, ammesso che possano esistere, per uccidere.
E intanto il Vaticano continua a protestare, ma naturalmente contro Israele.
Il rappresentante vaticano alle Nazioni Unite di Ginevra, monsignor Silvano Tomasi, è intervenuto alla riunione urgente del Consiglio dei Diritti Umani, dicendo: “La politica adottata di questo isolamento della Striscia di Gaza non può funzionare, perché bisogna prima di tutto dare una risposta positiva ai diritti fondamentali di cibo, di acqua, di medicinali, di educazione per la popolazione di Gaza”. Sì e per questo Israele permette il passaggio giornaliero di circa 160 autotreni, al transito di Karni, carichi di generi alimentari. La maggior parte del carico della nave Marmara è già stato trasferito agli abitanti della striscia di Gaza. Ma Hamas lancia ogni tanto delle bombe di mortaio contro il posto di transito e interrompe il flusso dei veicoli. Così fece anche al posto di transito di Erez dove erano sorte industrie israeliane che davano lavoro a 4500 operai di Gaza. Una pioggia di bombe di mortaio convinse gli industriali israeliani ad andarsene, e gli operai palestinesi rimasero disoccupati. A questo proposito la Santa Sede non protestò, né allora né oggi. Le accuse sono rivolte solo contro Israele, rifiutando di capire che Israele è un pilastro di difesa per tutte le minoranze religiose nel Medio Oriente. Benedetto XVI ha detto il 2 Giugno: “Ancora una volta ripeto con animo accorato che la violenza non risolve le controversie, ma ne accresce le drammatiche conseguenze e genera altra violenza”. Nello stesso tempo chi uccide un Vescovo è classificato pazzo. Pazzo certamente, ma forse di islamismo.

Sergio Minerbi