Qui Roma – Al Tempio la riconquista della libertà

“Il 66mo anniversario della Liberazione di Roma è una tappa di estrema importanza per la Roma moderna, è la riconquista della libertà, la fine di un’occupazione, il superamento del totalitarismo nazista e fascista. Nessuna delle tante immagini che ci possono riportare a quella data è altrettanto profonda e carica di significati come la riapertura del Tempio maggiore. In quel momento era chiaro che Roma era uscita dall’occupazione nazista e fascista”. Così il Sindaco di Roma Gianni Alemanno, intervenendo alla cerimonia che si è svolta questa mattina nei giardini del Tempio Maggiore, ha voluto ricordare uno dei momenti più significativi della storia degli ebrei della Capitale.
Dopo l’alzabandiera dei granatieri di Sardegna sulle note dell’inno italiano, israeliano, inglese, americano e canadese suonati dalla banda dell’esercito, in un atmosfera di grande commozione si sono susseguiti i brevi interventi del Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, del rabbino capo Riccardo Di Segni, di Alexander Wiesel combattente della Brigata Ebraica, di Daniele Caviglia, studente della V B del Liceo Renzo Levi e di Arianna Canu del Liceo Giorgio De Chirico, mentre nelle prime file erano seduti il ministro Andrea Ronchi il presidente della Provincia Nicola Zingaretti, il presidente della Regione Renata Polverini, molti esponenti dell’esercito fra cui il generale Domenico Rossi, Comandante della Regione Militare Centro.
“E’ un momento in cui siamo sotto pressione e sotto attacco dei media.” Ha detto il Presidente Pacifici facendo riferimento all’attacco mediatico e ai momenti di tensione che si sono verificati negli scorsi giorni in Medio Oriente “Qualcuno pensa che questa situazione di assedio ci faccia paura ma noi non abbiamo paura e siamo tranquilli e sereni”.
(Foto del comando militare della Capitale)

Di seguito il discorso dello studente Daniele Caviglia, classe VB Scuola Renzo Levi, pronunciato in occasione dell’evento:
“E’ per me un grande onore rappresentare il Liceo Renzo Levi, il Liceo ebraico di Roma, in questa giornata di commemorazione. La riapertura della grande Sinagoga di Roma ha segnato per la nostra Comunità la fine di un incubo durato nove interminabili mesi. Un incubo che, come noto, ha colpito tutta la Comunità tra cui anche 112 giovani allievi della scuola che io rappresento.
Paradosso della storia, scuola che è stata istituita nel 1938 proprio a causa delle leggi razziali per consentire gli studi ai ragazzi della nostra Comunità. Uso questi termini (incubo) anche perché lo scorso shabbat ho chiesto a mia nonna (che durante l’occupazione era poco più giovane di me) di ricordare cosa abbia rappresentato per lei il giorno della liberazione. Beh, la sua risposta è stata proprio: “la fine di un incubo”. Probabilmente in quelle giornate e nei mesi successivi in cui alla gioia per la ritrovata libertà si mischiava il dolore per le notizie che cominciavano a trapelare circa la sorte di chi era stato meno fortunato, lei non avrebbe mai potuto pensare che 66 anni dopo uno dei suoi nipoti avrebbe festeggiato insieme alle massime autorità dello Stato la rinascita della nostra Comunità
Uno Stato, il nostro Stato, che ci aveva illuso con l’emancipazione dello Statuto Albertino e tradito con le leggi razziali. Uno Stato, il nostro Stato, che ha visto i suoi cittadini prodigarsi per salvare vite innocenti e tanti altri collaborare con le forze di occupazione naziste nel perpetrare un disegno criminale. Oggi che, anche grazie alla esistenza dello Stato di Israele e di uno Stato italiano forte e democratico, gli studenti italiani di religione ebraica possono camminare a testa alta e frequentare re scuole di qualsiasi grado senza correre il rischio di essere impunemente derisi, denigrati o picchiati.
Oggi , noi studenti ribadiamo la nostra volontà di contribuire – come abbiamo sempre fatto nei secoli – al progresso scientifico tecnologico e culturale della nostra Nazione e della collettività tutta, anche per onorare la memoria dei nostri coetanei (studenti delle scuole di tutta Europa) barbaramente cancellati dalla storia che non hanno avuto questa opportunità. Per concludere vorrei ricordare mio bisnonno Isacco Di Nepi morto sul carso nel 1915 per difendere la Patria dagli austriaci e mio bisnonno Vito Perugia morto ad Auscheitz nel 1943 tradito da quella stessa Patria e da un infame delatore”.