Addio a Ariè Lova Eliav, una vita per il sionismo

Il 30 maggio, mentre era in corso una operazione che ancora una volta ha scosso al massimo il nostro mondo, è mancato a Tel Aviv, all’età di 89 anni, Ariè Lova Eliav. Pagine e pagine occorrerebbero per tracciare, anche in breve, la biografia di questo grande sionista, umanista, costruttore ed educatore. Da capitano di navi della alyà beth a combattente della neonata Marina di Israele, a vice-ministro negli anni delle grandi alyot, alla creazione della regione di Lachish con le decine di colonie attorno a Kyriat Gat, e alla fondazione di Arad, ad est di Beer Sheva. Inviato in missioni geopolitiche in zone “scottanti” o per collaborare alla ricostruzione di regioni terremotate in Iran. Servì alla Ambasciata di Israele a Mosca, portando messaggi clandestini, agli ebrei del silenzio. Nel ’67 segretario del Partito Laburista egemone, tracciò un piano per il ristabilimento concordato dei profughi palestinesi nei territori acquistati dallo Stato ebraico, non accettato, e, tra i primi, reclamò la necessità di un accordo con una entità palestinese, delinaendone gli elementi in un libro, diventato classico “Erez Hazevi”. Vox clamans in deserto, Lova si dimise dalla leadership del Partito, che lo avrebbe probabilmente portato al vertice della piramide, e da allora, più che la politica dei partiti, che lo vide impegnato in liste pacifiste e, all’epoca di Rabin, rientrato nell’Avodà, candidato alla Presidenza dello Stato, Lova dedicò tutte le sue forze per la fondazione e lo sviluppo del Villaggio, al confine coll’Egitto, di Nizana, dove centinaia di giovani trascorrono periodi di studio e di lavoro, tra le dune, nello spirito del Sionismo classico.

Reuven Ravenna