…parlare
“Tempo di tacere e tempo di parlare”. In una lezione magistrale il Rav Josef Dov Soloveithik zh.l. usava questo versetto (Kohelet 3:7), collegandolo con Samuel I, (25:36-37), per insegnarci come anche quando uno vuole invitare alla Teshuvà deve essere guardingo e comprendere se le sue parole saranno accolte oppure se è meglio tacere, essendo le persone a cui ci si vuol rivolgere sotto l’effetto del vino e naturalmente ci si riferisce ad ebbrezze di varia natura, a presunte vittorie. Semplicemente non vi è con chi parlare e allora Avigail nulla raccontò a Naval, “né poco, né molto, fino al mattino”. Dietro a ogni peccatore c’è la sua Avigail; ed al momento giusto Avigail dirà “quelle parole”. Spesso si deve attendere parecchio prima di poter parlare, perché ti rendi conto che le tue parole non arriverebbero ai cuori che tu vuoi raggiungere, che otterresti il risultato opposto a quello desiderato, che ancora non è giunto il mattino e tu intanto soffri in silenzio…
Alfredo Mordechai Rabello, giurista