Yuri Foreman dal ring alla Tevà
Yuri Foreman, il pugile israeliano di origine bielorussa che aspira a diventare rabbino (da tempo studia in una yeshiva di Brooklyn) non è più il campione mondiale dei pesi superwelter: a distanza di circa sette mesi dalla vittoria del titolo si è visto sfilare la cintura di leader assoluto della categoria. A succedergli è il portoricano Miguel Angel Cotto, incoronato re dei superwelter nello scenario dello Yankee Stadium di New York, tempio del baseball americano che dopo oltre tre decenni di stop è tornato a ospitare un incontro di pugilato. Foreman, alla prima sconfitta da quando è professionista, ha perso per ko tecnico alla nona ripresa. Troppo in forma e troppo forte Cotto, considerato tra i dieci migliori boxeur in circolazione. Il New York Times ha comunque elogiato il grande cuore e il grande ardore agonistico del pugile israeliano, sottolineando che se in futuro salirà sul ring con la stessa intensità potrà ambire a togliersi delle soddisfazioni. Lui, dal canto suo, accetta la sconfitta ma fa sapere: “Lo status di campione del mondo non lo perdi con un ko, resta per sempre nella storia”.
foreman ringProverà un nuovo assalto alla cintura? I suoi fan se lo augurano. Intanto nei prossimi mesi continuerà a concentrarsi sugli studi rabbinici, cercando di mettere la ciliegina sulla torta a una vicenda umana straordinaria. Infanzia molto povera in un villaggio della Bielorussia, ad inizio degli anni Novanta Yuri si trasferisce in Israele insieme alla famiglia. Nella nuova patria si barcamena come può. Ma con la ferma intenzione di trasferirsi a New York, città ideale per sfondare nella boxe. Ci riesce, diventando il primo pugile israeliano a fregiarsi del titolo di World Champion. Nella Grande Mela ottiene il successo e approfondisce la sua identità ebraica, frequentando con crescente costanza sinagoghe e rabbini ortodossi di Brooklyn. È allora che decide di cimentarsi con lo studio dei testi sacri. Dopo essere salito sul ring da campione del mondo, il prossimo obiettivo di Yuri è quello di salire sulla Tevah con un titolo rabbinico.
Adam Smulevich – immagini di Federica Valabrega – New York