Rav Eliahu…

“…siccome tutta la congregazione è di santi e in mezzo ai quali c’è l’Eterno, perché vi innalzate al di sopra della comunità di Hashem?” (Numeri 16:3). Rav Yehoshu‘a Weitzman, allievo di rav Shelomò Goren z.l e rav Shear Yashuv haKohen e attuale “Rosh” della Yeshivà Ma‘alot Ya‘akov, spiega che la rivendicazione di Korach contro Moshe e Aharon, si può riassumere in un solo concetto: uguaglianza. In effetti, dal suo punto di vista, Korach sostiene che tutti gli ebrei sono uguali “solo” perché fanno parte del “Popolo di Hashem”. Questa visione che è radicata non solo in ambito ebraico, di fatto, non condivide: 1) Il principio che afferma che ci siano livelli di Kedushà diversi ai quali l’individuo può accedere attraverso le sue azioni; 2) Che le azioni non indirizzano l’uomo in nessun luogo. La vicenda di Korach rivela, ante litteram, una questione che periodicamente si ripropone alla nostra attenzione, come un problema irrisolto che ogni tanto spunta fuori in forme sempre diverse. Oggi, come all’epoca dei fatti di Korach, si ritiene che una scala di valori non abbia alcun senso, che tutti siamo uguagliati grazie all’appartenenza, ma questo non è quello che la Torà, scritta e orale, esprime. La Torà ci dice ogni giorno chiaramente, come un’eco che si rifrange tra le rocce del monte Chorev, esiste una scala di valori che, se “praticati”, permettono di elevarci in Kedushà e solo allora saremo tutti “santi”. L’uguaglianza si raggiunge con l’osservanza dei doveri e non con l’accampare solamente dei diritti.
Desidero dedicare questo breve pensiero alla memoria di Rav Mordechay Elyhau z.l., rabbino capo sefardita di Eretz Israel dal 1983 al 1993, che il 25 di Siwan scorso è venuto a mancare dopo un lungo periodo di sofferenza. Rav Mordechay Elihau è stato un posek di grande importanza che ha saputo essere di riferimento per tutti. La testimonianza di persone che hanno avuto il merito di vivere quotidianamente i suoi insegnamenti, nonostante la sua autorevolezza, dimostra la sua costante disponibilità ad ascoltare qualsiasi istanza da qualsiasi persona. L’amore per il popolo e la terra d’Israele è stato il principio fondamentale che ha mosso la sua attività di Morè Horaà, mai interrotta anche nell’ultimo periodo della sua vita trascorso con gravi problemi di salute. “Sia la sua anima legata al gruppo della Vita, Amèn”.

Adolfo Locci, rabbino capo di Padova