Rigore e responsabilità
In questi giorni per la prima volta gli insegnanti delle classi che si avviano all’esame di stato si trovano a dover applicare l’ordinanza ministeriale che prevede l’ammissione solo per chi ha conseguito la sufficienza in tutte le discipline. In apparenza la norma invoca un maggior rigore, ma è davvero così? In realtà, come ha dichiarato il Ministro stesso pochi giorni fa nella trasmissione Porta a porta, «è chiaro che l’applicazione delle nuove regole deve essere accompagnata dal buon senso e dunque con un cinque non si boccia nessuno». Dunque i cinque (o magari un quattro di una sola materia) potranno essere trasformati in sei per voto di consiglio. Allora non cambia nulla rispetto agli anni scorsi? Cambia, perché in precedenza i quattro e i cinque che rimanevano tali influivano sulla media dei voti, e quindi sul credito scolastico; da quest’anno chi viene ammesso all’esame con una o più insufficienze “sanate” avrà la stessa media dei suoi compagni che hanno raggiunto la sufficienza con le proprie forze; e per di più, trascurando una materia, avrà avuto più tempo a disposizione per le altre. Si fatica dunque a comprendere in cosa esattamente consista il “maggior rigore” e in quale senso, sempre secondo le parole del Ministro, queste norme vogliano evitare i “sei politici” (come si chiama allora un’insufficienza che diventa sei?). E’ giusto che la scuola educhi gli allievi ad assumersi le proprie responsabilità; un ministro che emana una norma rigida e poi invita pubblicamente a disattenderla quale messaggio vuole trasmettere?
Anna Segre, insegnante