inno…

Migliaia di persone hanno assistito commosse la scorsa settimana alle rappresentazioni del Nabucco nella cornice suggestiva della montagna di Masada, simbolo della antica resistenza ebraica. Per molti spettatori il Va’ pensiero non era solo bella musica, ma un inno ebraico. Un tempo lo suonavano nelle sinagoghe e ancora oggi, con un pizzico di ironia, la melodia accompagna in alcune case ebraiche italiane le parole del Salmo del ritorno a Sion. E’ una aggiunta di prospettiva da tenere in conto nel momento in cui un ministro della repubblica ripropone l’antica polemica sull’inno nazionale italiano. Il fatto è che le identità sono complesse e sfumate e così i simboli che dovrebbero rappresentarle. Per noi si tratta di una questione infinita che ogni giorno rinasce con facce nuove. Come la proposta di un passaporto israeliano a ogni ebreo. Come se la collezione di documenti bastasse a esprimere l’ebraismo. Si pensi piuttosto alle priorità e lo facciano in primo luogo coloro che sono chiamati a responsabilità di guida comunitaria. Dobbiamo stabilire una priorità qui in Italia? La risposta è semplice: costruzione di famiglie ebraiche.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma