Qui Roma – Rabbinato e crisi politica, vivace dibattito in Consulta

Non sono mancati i toni vivaci nella riunione della Consulta che si è svolta ieri sera al Palazzo della Cultura, nel cuore del quartiere ebraico romano, per discutere la situazione in cui opera il Consiglio della Comunità dopo un lungo periodo di confronti sfociato negli scorsi mesi nelle dimissioni, poi rientrate, di consiglieri della lista di opposizione “Per i giovani insieme”.
Dopo il saluto della presidentessa della Consulta, Elvira Di Cave, ha preso la parola il Consigliere Ugo Di Nola, che ha voluto ripercorrere le varie fasi che hanno condotto alle dimissioni, partendo da una lettera aperta critica nei confronti dell’attuale maggioranza. Nella lettera i consiglieri della lista “Per i giovani insieme” attaccavano “l’atteggiamento verticistico” nella gestione della Comunità del Presidente Riccardo Pacifici e dei sui Consiglieri appartenenti alla lista di maggioranza “Per Israele” lamentando il fatto che le riunioni di giunta fossero trasformate “in riunioni di lista affollate e poco produttive”, mentre il Consiglio – così recitava il documento – “viene svuotato di significato. Le vere decisioni le prende di fatto una sola persona”.
Di Nola è passato quindi ad elencare gli eventi che si sono susseguiti nel corso dei mesi dal disaccordo sulla gestione della visita del papa da cui sono derivate le dimissioni dei consiglieri Roberto Coen prima e Claudia Fellus al disaccordo per la gestione dell’organizzazione della serata con i sopravvissuti dei campi di concentramento al Tempio maggiore.
Immediata la replica del presidente della Comunità Riccardo Pacifici, che ha ribattuto punto per punto a tali argomentazioni, respingendo l’accusa di voler concentrare il potere nelle mani di pochi elementi della propria lista. Quanto poi alla serata con i deportati organizzata in occasione del Giorno della Memoria Pacifici ne ha fatto rilevare il successo di pubblico (1800 persone quando ne erano state preventivate 200) e il fatto che le uniche cariche istituzionali invitate fossero il sindaco Gianni Alemanno e il Presidente della Provincia Nicola Zingaretti.
La serata è proseguita con toni vivaci e vari interventi di consultori fino al momento in cui è stato evocato un altro argomento d’attualità: la revoca dell’incarico di rabbino capo di Torino al rav Alberto Moshè Somekh. Claudio Fano ha chiesto la parola per criticare l’offerta avanzata al Rav di assumere un incarico nel quadro del rabbinato romano. Secondo Fano questa scelta rischierebbe di dividere la Comunità in modo simile a quanto avvenuto altrove.
Il Presidente Pacifici è tornato a prendere la parola per dimostrare quanto siano destituiti di fondamento eventuali sospetti di voler creare difficoltà al rabbino capo. “Il rabbinato romano – ha chiarito – vive un momento di difficoltà numerica per il fatto che uno dei suoi componenti storici, il rav Alberto Funaro direttore dell’ufficio rabbinico ha raggiunto l’età della pensione recentemente, un altro dei rabbini, il rav Michael Ascoli lascerà il suo mandato a fine luglio per fare l’alyà in Israele, e il rav Ariel Di Porto ha ricevuto offerte per prendere servizio in altre comunità italiane. L’ipotesi di offerta avanzata al rav Somekh, ora non più attuale, era stata quindi elaborata in sintonia con il capo rabbino Di Segni e con il rav Benedetto Carucci Viterbi, direttore delle scuole ebraiche dove il rav Somekh avrebbe potuto insegnare”. L’ipotesi ha aggiunto Pacifici, prevedeva anche una docenza al Collegio Rabbinico in accordo con gli organi dirigenti dell’Unione.
La consigliera Ruth Dureghello, attuale assessore alle Scuole, nelle fila della lista di maggioranza ha cercato di far rilevare i punti di incontro ed i molti momenti in cui maggioranza ed opposizione hanno lavorato produttivamente fianco a fianco. Il consigliere Tobia Zevi dell’opposto schieramento ha evidenziato i punti di divergenza e ha amaramente valutato la propria esperienza in seno al Consiglio della Comunità Ebraica di Roma, come la più deludente fra tutte le sue esperienze in ambito ebraico.
I toni polemici sono proseguiti nell’intervento di Elvira Di Cave, che ha espresso a Ugo Di Nola il proprio sconcerto per non aver compreso l’intento con cui la serata al Tempio Maggiore è stata organizzata: essenzialmente quello di dare voce ai deportati, sentirne le testimonianze e non certo quello di farne un evento mondano. La presidentessa della Consulta ha fatto sentire la sua voce anche in merito ad alcune assunzioni all’Ospedale israelitico che erano state contestate nei loro criteri di trasparenza in una seconda lettera inviata dagli appartenenti alla lista di minoranza.

Lucilla Efrati