Libertà per Gilad – Anche Torino rompe gli indugi

La sera di San Giovanni, il 24 giugno, i torinesi si radunano nelle vie del centro per festeggiare la festività cittadina. La città si appresta ad allestire il consueto spettacolo di fuochi d’artificio, ma con una variazione sul programma: dalle 22 alle 22.15 si spegneranno le luminarie della Mole antonelliana, monumento simbolo della città, originariamente progettata per diventare una sinagoga. Il comune di Torino ha aderito alle iniziative a favore di Gilad Shalit intraprese dalle città di Roma e Milano insieme alle rispettive Comunità ebraiche. Questa sera, quando le luci del Colosseo e del Castello Sforzesco si spegneranno per riportare alla memoria dei cittadini le sorti del giovane soldato israeliano ostaggio di Hamas, anche la Mole antonelliana rimarrà al buio. La Comunità ebraica torinese aveva sollecitato il Consiglio comunale e il suo presidente Beppe Castronovo affinché il capoluogo piemontese si aggiungesse a quelli lombardo e laziale nel commemorare, in occasione del suo quarto anniversario, il rapimento di Shalit e nel sensibilizzare la propria cittadinanza a questa dolorosa vicenda. Le istituzioni comunali, che inizialmente avevano preferito non interrompere il regolare svolgimento dei festeggiamenti cittadini, ieri hanno cambiato idea, anche grazie alle insistenze della Comunità ebraica. “Aderiamo alla richiesta della Comunità ebraica di Torino di spegnere per quindici minuti l’illuminazione della Mole Antonelliana – hanno dichiarato il primo cittadino Sergio Chiamparino e il presidente del Consiglio comunale Beppe Castronovo – nella serata del 24 giugno, per richiamare l’attenzione sulla detenzione del caporale israeliano Gilad Shalit”. “Con l’adesione a questa richiesta – ha precisato Chiamparino – giunta in un momento di particolare tensione per i noti fatti delle Freedom Flottilla con l’uccisione di 14 persone che tentavano di portare aiuti umanitari a Gaza, la Città vuole altresì richiamare l’attenzione sulla grave situazione in medio Oriente auspicando una rapida ripresa del processo di pace”.
Dopo Roma e Milano, dunque, anche Torino vuole dimostrare la sua vicinanza e solidarietà verso Gilad e la sua famiglia. “Avevamo fatto richiesta” spiega Tullio Levi, presidente della Comunità ebraica torinese “perché le luci della Mole venissero spente oppure di accendere i fuochi di San Giovanni con alcuni minuti di ritardo”. Oggi infatti la città festeggia il suo patrono con i tradizionali fuochi d’artificio. “Il momento giusto” continua Levi “per focalizzare l’attenzione delle persone sulla prigionia di Shalit”. Inizialmente, però, il comune aveva risposto picche a causa delle forti tensioni scaturite dallo scontro fra gli attivisti della Freedom Flotilla e l’esercito israeliano. “Le due cose però – sottolinea il presidente – vanno necessariamente tenute distinte e grazie all’impegno della Comunità, in particolare del vicepresidente Edoardo Segre, l’amministrazione ha deciso di tornare sui suoi passi”.
Accanto alle manifestazioni ufficiali sarà organizzato anche un corteo convocato dal gruppo Amici di Gilad Shalit, il cui promotore principale è il consigliere della comunità di Torino Emanuel Segre Amar. L’iniziativa, spontanea, è sorta originariamente in polemica con la città di Torino per il suo iniziale rifiuto: si sussurrava che proprio i recenti fatti di Gaza avessero determinato il responso negativo delle istituzioni torinesi. Gli amici di Shalit, riconciliatisi con la cittadinanza, sfileranno questa sera lungo il fiume Po, in direzione di piazza Vittorio Veneto, centro nevralgico della movida torinese e della festa di San Giovanni. Il ritrovo è previsto per le 20.30 in corso Cairoli angolo via Dei Mille.
“Partecipare alle iniziative a favore della liberazione di Gilad Shalit – ha commentato il rav Alberto Moshe Somekh – equivale a prendere parte alla mitzwah del riscatto del prigioniero”.

Manuel Disegni e Daniel Reichel