Il Vaticano e le sue scelte di campo

Leggiamo sul cattolico “AsiaNews” riguardo al convegno capeggiato dal cardinale Scola, Patriarca di Venezia, nel Libano a Fatka, il 21 Giugno. Scola ha detto: “L’educazione può essere la strada maestra della convivenza fra cristiani e mussulmani, se essa si libera del ‘positivismo assoluto’ e dal ‘fondamentalismo formale’”. Asia News prosegue: “Tutti i relatori mussulmani, sunniti e sciiti, hanno condannato il fondamentalismo violento che crea avversione e mette a repentaglio anche oggi la coesistenza libanese”. Bravi. Mentre i libanesi capiscono benissimo il pericolo fondamentalista, il Vaticano rimane arroccato sulle antiche posizioni. Il cardinal Jean-Louis Tauran , che fu alla Segreteria di Stato col Papa precedente, “ha fatto notare che anche un certo fondamentalismo è segno di una rinascita delle esigenze religiose all’interno della società moderna e ha rivendicato un posto per le religioni”. Illusioni folli di chi vuol vedere qualcosa di positivo nel fondamentalismo islamico. Dichiarazioni di questo tipo fanno capire meglio come sia possibile che la politica vaticana sia cieca e preferisca il fondamentalismo islamico a Israele. Ma se questo è lo spirito del Vaticano, perché non ha sostenuto i centomila fondamentalisti ebrei scesi in piazza contro l’Alta Corte di Giustizia a Gerusalemme?.

Sergio Minerbi