La ricerca delle radici

Primo Levi è entrato all’esame di stato 2010 dalla porta principale: l’analisi del testo, quella che sta sulla prima pagina del plico che viene consegnato agli studenti; una posizione che prima di lui, da quando esiste questo tipo di esame, è stata occupata da Dante, Montale, Ungaretti, Quasimodo, Saba, Pirandello, Pavese e Svevo. Non si può sfuggire all’impressione che l’autore sia stato scelto per contrappesare le foibe, in una sorta di paradossale par condicio. Tuttavia bisogna anche rilevare che non è stato proposto, come si sarebbe potuto supporre, un passo tra i più conosciuti, da Se questo è un uomo o La tregua, ma un testo in cui si parla di libri e di lettura, dalla prefazione all’antologia personale del 1981 La ricerca delle radici.
Benché sia stato scelto solo dal 4,7 per cento, degli studenti Primo Levi batte comunque non solo le foibe (0,6 per cento), ma anche, meno prevedibilmente, i giovani e la politica (4,3 per cento). Tutto sommato non se l’è cavata male, considerando che molti probabilmente hanno esitato di fronte al titolo di un libro che non conoscevano. Presumibilmente si intendeva proporre un testo ritenuto semplice, non letterario in senso stretto, in cui uno scrittore si domanda quanto le sue letture lo abbiano influenzato; i ragazzi erano poi invitati a fare lo stesso e proporre anche loro una propria antologia personale: un’idea carina, ma decisamente insolita, che forse ha spiazzato gli studenti, orientandoli verso altre tracce. In effetti nel passo non si ritrova quasi per nulla (almeno esplicitamente) il Levi che tutti conoscono, il testimone di Auschwitz; viene sottolineata molto di più la formazione scientifica e viene fuori, soprattutto, un delizioso quadretto di famiglia, con il padre e gli zii che si rubano i libri a vicenda “come se ci fosse una regola non scritta secondo cui chi desidera veramente un libro è ipso facto degno di portarselo via e di possederlo”. Che si tratti di una famiglia ebraica non è detto esplicitamente, ma non si può fare a meno di notare che la passione del padre per la lettura viene descritta attraverso le parole dello Shemà, le stesse utilizzate anni prima nella poesia che introduceva Se questo è un uomo; questa volta, però, la citazione dal Deuteronomio è dichiarata esplicitamente.
Vale la pena ancora osservare che l’antologia La ricerca delle radici si apre con alcuni capitoli del libro di Giobbe: “Perché cominciare da Giobbe? Perché questa storia splendida e atroce racchiude in sé tutte le domande di tutti i tempi, quelle a cui l’uomo non ha trovato risposta finora né la troverà mai, ma la cercherà sempre perché ne ha bisogno per vivere, per capire se stesso e il mondo”.

Anna Segre, insegnante