Libertà per Gilad – Roma capitale della pace e dei diritti umani
A poche centinaia di metri l’Arco di Tito, simbolo di sottomissione del popolo ebraico alla Roma imperiale. Di fronte il Colosseo, monumento per eccellenza di un mondo in cui uomini privi di diritti combattevano per il piacere e il sollazzo di barbari istruiti. A distanza di due millenni, una moltitudine di cittadini liberi chiede a gran voce la liberazione di un giovane soldato israeliano prigioniero da quattro anni di Hamas. Bandiere, striscioni e cori: il popolo di Gilad Shalit, insieme alle massime autorità nazionali, cittadine e regionali raccoglie l’invito di Ugei e Benè Berith a radunarsi in quel magnifico scorcio della Capitale. Alle undici si spegneranno le luci del Colosseo e Roma non dimenticherà il suo concittadino Shalit. Il presidente del Benè Berith e consigliere UCEI Sandro Di Castro introduce gli interventi.
Giuseppe Piperno, presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia, ricorda ai presenti perché è importante esserci: “Il motivo per cui noi oggi, giovani ebrei d’Italia, siamo qui a manifestare per Gilad non risiede solo nel nostro amore incondizionato per Israele. Siamo qua perché sostenere la causa di Gilad vuol dire sostenere il percorso verso la pace. Perché nel sostenere Gilad noi confermiamo il senso di giustizia che è vivo nelle nostre coscienze di ebrei e di italiani, che risiede nella tradizione della cultura ebraica e allo stesso tempo nella storia del Risorgimento italiano”. Angelo Moscati, presidente del Benè Berith Giovani, dà un segno ulteriore del grande impegno dimostrato dai ragazzi ebrei italiani nella causa di liberazione del soldato Shalit, annunciando la nomina di Gilad a presidente onorario della sezione Stefano Gay Tachè del Benè Berith. Con la speranza che non ci si fermi qua: “Porgo un invito a tutti i movimenti e le associazioni stasera presenti, a iniziare da quelle ebraiche, a prendere coraggio e a fare lo stesso. Affinché in ogni sede, in ogni conferenza, in ogni piazza, di notte e di giorno il modo possa ricordare che al giovane israeliano è negato ogni diritto”. Lorenzo Cesa, segretario Udc, sospira: “Gilad potrebbe essere mio figlio”. Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, cita il Talmud: gli ebrei, vittime di sanzioni sempre più pesanti, si rivolgono a una matrona che fornisce loro la ricetta per risolvere il problema. “Andate a dimostrare di notte sotto le case dei potenti”. E le dimostrazioni, adesso come allora, hanno funzionato: ieri sera i potenti erano con il popolo ebraico.
Intense le parole di Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma: “I nostri Maestri ci insegnano il valore della vita e questa manifestazione è un meraviglioso inno alla vita”. Segue un messaggio diretto agli assenti. “Facciamoli i nomi e i cognomi di chi non è qua stasera. Dov’è Emergency? Dov’è Amnesty International?”, urla il leader degli ebrei romani e la folla si scalda. Bar Sade, ministro plenipotenziario dell’ambasciata israeliana a Roma, riferisce della prossima manifestazione in sostegno di Shalit: i suoi familiari marceranno dal nord di Israele fino a Gerusalemme, dove si accamperanno fino alla sua liberazione. Sale sul palco Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma e fresco vincitore della Menorah d’Oro assegnatagli dal Benè Berith. È esplicito: “Nessuno faccia finta di non vedere, di non sapere e di non capire, nessuno osi dimenticare Gilad perché noi non lo dimenticheremo”. E ricorda che con la diffusione nelle scuole di Quando il pesciolino e lo squalo s’incontrarono per la prima volta (favola scritta da Gilad in tenera età), “il suo esempio contamina migliaia di studenti”. Renata Polverini, presidente della Regione Lazio, spiega che mentre si avvicinava al palco molte persone le hanno fatto i complimenti. Ma non è questa la serata per gli elogi: “Stasera non meritiamo ringraziamenti, siamo qui perché parliamo di un ragazzo a cui è stata strappata la vita”. Il ministro Andrea Ronchi confessa: “Dopo tanti anni mi sono commosso”.
Si affaccia anche il direttore del quotidiano Il Foglio Giuliano Ferrara, grande amico di Israele e della comunità ebraica. Ha una proposta che fa il verso ai cosiddetti pacifinti: “Dovremmo prendere una nave, chiamarla Gilad Shalit, imbarcarci rigorosamente disarmati, sbarcare a Gaza e chiedere dov’è Gilad”. Prende il microfono Gianni Alemanno, sindaco di Roma. “Sono ancora una volta i giovani a richiamarci al nostro dovere”, dice. Alemanno, che nel giugno scorso ha conferito la cittadinanza onoraria della Capitale a Gilad spiega che il suo impegno e quello della città che amministra non sono solo un segnale forte a chi di dovere “ma anche un modo per rendere Roma più giusta e degna”. Poi tuona: “Da quando abbiamo appeso una suo foto in Campidoglio gli ipocriti stanno lontano da quella piazza”. Arrivano le undici, giù le luci: viene illuminata la foto di Gilad e il suo urlo accompagna attimi di intense emozioni. Con il Colosseo a luci spente, è proiettato anche un filmato girato dai bambini delle scuole romane. Torna la luce, la gente canta HaTikwa e Fratelli d’Italia. Poi tutto finisce, con la speranza che non ci sia più bisogno di manifestazioni per chiedere la liberazione di un ragazzo che da quattro anni non distingue il giorno dalla notte.
Adam Smulevich