Quali rabbini, quale futuro – “Libero rabbinato in libere istituzioni”

Plaudo alla chiarezza con la quale il rav Riccardo Di Segni ha evidenziato (l’Unione Informa del 24 giugno 2010) una delle anomalie legate alla discussione circa l’eventuale riforma dello Statuto dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ovvero quella di voler incidere, attraverso una discussione ufficialmente legata alle regole di funzionamento dell’Unione e delle Comunità, su argomenti inerenti aspetti che invece, in campo ebraico, sono regolati dalle norme dell’Halachà.
L’esempio più eclatante, a mio modo di vedere, è quello di pensare,o di aver pensato, di introdurre nello Statuto un’esplicita previsione per i rabbini i quali dovrebbero definire un percorso per le conversioni, quasi che non vi fossero già delle regole alle quali attenersi. Se è ovviamente lecito discutere, se del caso, circa le modalità d’applicazione delle regole, ben diverso è voler indirizzare norme che appartengono a una diversa sfera di competenza. Insomma, parafrasando da liberale Cavour, “Libero rabbinato in libera UCEI”.

Gadi Polacco, Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane