…studenti

Buonsenso e nozioni apprese nei corsi di psicologia spesso inducono gli insegnanti a pensare che i problemi famigliari di uno studente siano i veri distrattori dai quali originano i suoi problemi attentivi a loro volta generatori di scarsi risultati scolastici. A fronte di tali situazioni i docenti, sensibili e appassionati decidono di fare del loro meglio per alleviare le carenze affettive degli allievi dedicando loro il massimo grado di attenzione e cercando di aiutarli in ogni modo. Ma tali scelte talvolta perpetuano i problemi anziché attenuarli e, in sede di scrutini e di valutazioni finali, il “come prima, più di prima” esprime tutta la frustrazione dei docenti accompagnata da una lunga disamina delle ragioni per cui allievo e insegnante siano imprigionati in una situazione che ha prodotto effetti negativi. In tali contesti gli esperti della teoria del cambiamento suggeriscono uno spostamento verso ciò che apparentemente vìola il senso comune: un pizzico di benefica disattenzione trattando l’allievo più o meno come gli altri scolari e una riflessione circoscritta al cosa sta accadendo a scuola e non al perché della dinamica relazionale dal momento che, come scrive Wittengstein: “d’una risposta che non si può formulare non può formularsi neppure una domanda”.

Sonia Brunetti Luzzati, pedagogista