Davar Acher – Storia politica
Questo martedì, con il digiuno del 17 di Tamuz, inizia il periodo di lutto per la caduta di Gerusalemme e del Tempio. Non voglio soffermarmi qui sulle coincidenze di eventi negativi che la tradizione propone intorno a questo evento, né sui significati profondi che gli sono stati attribuiti. Mi interessa un’altra riflessione. Questa data, come quella di molte altre ricorrenze, è stata inserita nel calendario liturgico a partire dalla memoria storica del popolo di Israele: ricorda infatti l’inizio dell’assedio babilonese alla capitale del regno ebraico nel 586 prima della nostra epoca. In realtà si tratta di una caratteristica comune a molte altre ricorrenze: da Hannukkah a Purim alla stessa Pessach, il nostro calendario è punteggiato da eventi della storia politica del popolo ebraico. Questo vale anche per il Tanakh, che contiene una cospicua frazione di libri storici. E’ vero che, come notano molti studiosi, si tratta di una storia moralizzata, in cui gli eventi vengono messi in relazione a comportamenti religiosi e morali; ma si tratta pur sempre delle cronache di un millennio della vita del nostro popolo, cui viene dato costantemente un senso religioso, anche quando la rivelazione è da tempo compiuta – un livello interpretazione o una definizione di religione che altre culture non usano. Non vi è insomma separazione, nella nostra identità, fra una dimensione religiosa sovranazionale e universalistica e una vocazione nazionale, come avviene per esempio nel cristianesimo. Vi sono certamente altissimi principi universali che emergono da certi momenti di riflessione e di legislazione (Devarim, i profeti) o possono esserne dedotti, e vi è anche l’annuncio messianico di un futuro riconoscimento universale di questi principi, di una pacificazione etica di tutta l’umanità intorno a Israele. Ma l’attenzione è sempre prevalentemente portata sul popolo ebraico e sulla sua infinita battaglia per sopravvivere e per mantenersi all’altezza della sua fede. La contrapposizione fra principi universali e la difesa di un’identità ebraica peculiare è esattamente il punto della scissione cristiana dall’ebraismo, oggi come duemila anni fa. Questa riflessione si può completare ripensando all’opinione talmudica per cui la distruzione del Tempio fu provocata dalla discordia intestina del popolo ebraico, tormentato allora come oggi da divisioni e settarismi. Le sconfitte e le sofferenze che punteggiano la nostra storia sono spesso legate a scissioni, incomprensioni, mancati riconoscimenti reciproci, mancanza di solidarietà. Anche questo è un problema che abbiamo di fronte oggi.
Ugo Volli