Giuliana Fiorentino Tedeschi (1914-2010)

Si è spenta ieri a 96 anni, nella sua casa di Torino, Giuliana Fiorentino Tedeschi, una delle ultime testimoni fra i sopravvissuti alla Shoah. Nata a Milano nel 1914, vi fece ritorno per laurearsi in glottologia dopo aver vissuto la giovinezza a Napoli. Dal matrimonio con l’architetto torinese Giorgio Tedeschi nacquero due figlie, le quali sfuggirono alla deportazione grazie all’aiuto di una governante. Vennero strappate, in tenera età, dal seno della madre, la quale, arrestata dai soldati nazifascisti, fu deportata ad Auschwitz nella primavera del ’44.
Giuliana Tedeschi ha dedicato la sua vita del dopoguerra alla causa della testimonianza. Insegnante in un liceo torinese, successivamente preside della scuola ebraica, ha svolto costantemente un’intensa attività di testimonianza, rivolgendosi in particolar modo ai giovani. Ha scritto due libri tradotti in molte lingue: Questo povero corpo (1946) e C’è un punto della terra. Una donna nel lager di Birkenau (1992). Ha rilasciato numerose interviste e collaborato a studi e documentari, ma il centro della sua attività è stato dentro ai muri delle scuole. Diverse generazioni di studenti torinesi, e non solo, hanno imparato l’orrore dei campi di sterminio dalla sua bocca, dalle sue lucide descrizioni dell’esperienza di Auschwitz. Caratteristica peculiare che tutti ricordano della sua testimonianza era l’accuratezza, il realismo, quasi la crudezza delle descrizioni della vita di tutti i giorni, delle sevizie subite, delle impressioni soggettive, della fisicità della vita del campo.
“Giuliana era una donna dalla forza straordinaria” ricorda Tullio Levi, presidente della Comunità Ebraica di Torino “nonostante la tragedia della Shoah, era riuscita a tornare a vivere, interiorizzando la propria esperienza di sopravvissuta. La sua testimonianza è stata preziosa per intere generazioni”. Poi un pensiero agli anni in cui Giuliana Tedeschi era direttrice della scuola ebraica “era una preside energica – spiega Levi – sotto la sua direzione la scuola ha avuto una spinta innovativa notevole. Era amata e stimata da tutti, allievi, professori, genitori. Un esempio di serietà e professionalità”.
Concludiamo con le parole di Giuliana, l’ultima testimone torinese della deportazione nazista: “Siamo tornati, siamo tornati in pochi, anzi in pochissimi; abbiano lasciato laggiù milioni di essere umani, consumati dalle malattie, dagli stenti, dalle violenze; milioni di donne, bambini, vecchi trasformati in fumo. Siamo tornati in un mondo in cui ci siamo subito sentiti estranei, dove non abbiamo trovato ascolto ma sola una desolata solitudine. Allora abbiamo scritto: prima gli uomini, poi a poco a poco le donne che faticosamente uscivano dalla propria riservatezza e dai propri pudori. Abbiamo scritto con le lacrime per un bisogno estremo di sfogo personale e con disperata rabbia per vendicare le offese e le violenze subite. Ma oggi abbiamo la certezza di avere condannato, con la nostra testimonianza, all’esecrazione universale, una intera generazione di feroci, disumani assassini, per i quali non potrà mai esistere perdono. Le parole sono pietre e pietre auspichiamo che restino i nostri racconti, li lasciamo a voi perché li trasmettiate agli altri, in una catena che non trovi interruzione, perché i nostri racconti rappresentano anche le voci di chi non è tornato”.

Manuel Disegni e Daniel Reichel