…Israele
Gli intensi avvenimenti che coinvolgono Israele suscitano quantità inusitate di reazioni (documentate dalla rassegna stampa quotidiana dell’UCEI). In questo discorso si delineano posizioni contrapposte e prevedibili. I rivali a oltranza sciorinano in modi a volte nuovi, più spesso in forme antiquate, tutto l’archivio storico di un pregiudizio in cui la modalità anti-israeliana è una velina di quello anti-ebraico. I difensori a oltranza rinunciano a volte all’uso della critica costruttiva, che è un grande privilegio della civiltà democratica. Ma il fenomeno più inquietante è quel grande gruppo di persone, generalmente per bene, che si trovano nel mezzo. Molti di questi nel discorso su Israele sembrano perdere la capacità di giudizio civile che invece possiedono in altre circostanze. È in corso un processo di desocializzazione rispetto a parametri di cultura politica che dovrebbero essere fuori discussione, ma evidentemente non lo sono. La frase “certo loro forse esagerano, però anche voi…”, che tutti indistintamente abbiamo sentito pronunciare, sottintende spesso una incapacità nel tracciare confini chiari e non negoziabili fra ciò che è consentito e ciò che non lo è. La mancata mobilitazione nei confronti di fatti politicamente e umanamente intollerabili (per esempio l’articolo 7 del programma di Hamas, o la non visita di Gilad Shalit da parte della CRI) anticipa i tempi della rinuncia. Ciò che si lascia passare a casa di altri, un giorno potrebbe capitare a casa propria. Ma forse c’è chi comincia a capire.
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme