Qui Mirano – Presentato il secondo volume della collana Toledoth “Ramhal. Pensiero ebraico e kabbalah tra Padova ed Eretz Israel”

L’attualità e la profondità di un grande Maestro dell’ebraismo italiano tornano grazie a un’opera presentata ieri. Il libro intitolato “Ramhal. Pensiero ebraico e kabbalah tra Padova ed Eretz Israel” secondo volume della collana Toledoth pubblicato dalla casa editrice padovana Esedra. A introdurre il volume i due curatori della collana, Gadi Luzzatto Voghera e rav Adolfo Aharon Locci.
L’incontro, tenutosi al Laboratorio di Ricerca D’Arte Contemporanea PaRDeS di Mirano, rientra nel programma di eventi legati alla mostra Elevazioni & permutazioni, esposizione nata dalla collaborazione tra Maria Luisa Trevisan e Nadine Shankar, docente di filosofia all’accademia di Belle Arti Bezalel di Gerusalemme.
Il volume è la raccolta degli interventi di due convegni, uno tenutosi a Padova e uno a Ravenna, dedicati al celebre rabbino padovano Moshe Hayyim Luzzatto in occasione dei trecento anni dalla sua nascita e organizzati dall’associazione italiana per lo Studio del Giudaismo (AISG) e dalla Comunità Ebraica di Padova. Su proposta di Mauro Perani, professore di Lingua e letteratura ebraica all’Università di Bologna e presidente dell’AISG, si è poi pensato di pubblicare gli atti dei due convegni nel volume sopracitato, destinato a diventare lo studio più approfondito e aggiornato sul Kabbalista padovano.
Il Ramhal, acronimo del nome, nacque a Padova nel 1707 e fin da giovane mostrò un particolare talento e interesse nello studio della kabbalah. Il suo maestro, rav Isaiah Bassan, avrebbe poi parlato spesso di questo suo alunno molto dotato, decantandone la grande conoscenza proprio nel campo della mistica ebraica. Il punto di svolta nella sua vita avvenne all’età di venti anni quando affermò di ricevere istruzioni direttamente da un essere mistico, un maggid. Storie simili non erano estranee ai circoli cabalistici, una per tutte la leggenda dell’angelo Raziel, custode dei segreti, che donò al primo uomo, Adamo un libro recante i segreti celesti, ma non era mai successo che una persona così giovane ricevesse il privilegio di poter parlare con un messaggero divino. I suoi colleghi erano affascinati dai riassunti scritti di queste divine lezioni, ma le autorità superiori dei rabbini veneziani erano molto scettiche e minacciarono di scomunicarlo.
Luzzatto fu così costretto nel 1735 a lasciare l’Italia alla volta di Amsterdam, con la speranza di poter trovare un ambiente più liberale dove poter proseguire i suoi studi. Passando dalla Germania fece appello alle locali autorità rabbiniche perché lo proteggessero dalle minacce dei rabbini italiani. Questi rifiutarono costringendolo a firmare un documento in cui affermava che tutti gli insegnamenti del maggid erano falsi. Quasi tutti i suoi scritti furono bruciati, e solo alcuni sopravvissero. Dagli scritti sullo Zohar, nel 1958 riapparvero i 70 Tikkunim Chadashim, conservati nella Biblioteca di Oxford.
Nel 1743 il si trasferì in Eretz Israel, stabilendo la sua residenza ad Acco. I suoi ultimi anni di vita, risultano oscuri e poco conosciuti. E’ cosa risaputa che il Ramchal e la sua famiglia morirono a causa di una pestilenza, che infestò la cittadina di Acco nella primavera del 1746, e che venne sepolto a Tiberiade.
Il Ramchal fu di certo uno dei più grandi maestri della mistica ebraica. I suoi contributi influenzarono in modo determinante l’intera produzione mistica successiva, dal Gaon di Vilna, forse l’unico che lo comprese realmente, fino agli ultimi Kabbalisti come Rabbi Yehuda Ashlag, il Baal Ha-Sulam. La sua precoce genialità e la sua forte predisposizione per lo studio della mistica si scontrò con l’ottusità dei suoi contemporanei che invece di comprendere il carattere estremamente innovativo del suo pensiero, riconobbero in esso elementi riconducibili al Sabbatianesimo, inneggiando così all’eresia. Il Ramhal invece non fu che il precursore di quella visione plurale che da sempre è parte integrante del dialogo e del pensiero ebraico e che oggi più che mai caratterizza l’ebraismo con le sue mille contraddizioni.

Michael Calimani