Quali rabbini, quale futuro

Il dibattito aperto con molti autorevoli contributi, su queste pagine negli scorsi mesi, riguardo alle relazioni fra la minoranza ebraica in Italia e i propri rabbini ha fatto da preludio a una stagione di confronti e riflessioni molto intense. I rabbini non sono sacerdoti, ma giudici e maestri, guide spirituali. Forse proprio per questo il rapporto che in quanto comunità e in quanto singoli intratteniamo con loro deve restare, nell’ambito del dovuto rispetto, aperto e dialettico. Questa dialettica può spingersi fino a incomprensioni e fratture, come quella che ha recentemente portato a Torino alla revoca dell’incarico gerarchico di rabbino capo attraverso una procedura complessa prevista dagli statuti dell’ebraismo italiano e mai prima sperimentata. Ma le risoluzioni delle componenti che governano le nostre Comunità, le reazioni del rabbinato, le opinioni diverse, a volte duramente contrapposte, non possono essere raccontate con una sola cronaca, con un comunicato, con il dispositivo di un singolo provvedimento. E men che meno con proclami ideologici di una parte o dell’altra. Per questo molte pagine del numero che il lettore si accinge a sfogliare, sono dedicate al dibattito sul rapporto con il rabbinato. Un dibattito che dimostra come le differenze esistano e come siano trasversali, tocchino il mondo degli ebrei italiani, dei comuni cittadini, di chi governa le Comunità. Degli stessi rabbini, che non hanno mai preteso di parlare con una voce unanime e di pensare con una sola testa. Un dibattito che dimostra, comunque il lettore la pensi, che la minoranza ebraica in Italia è viva e tenta di affrontare le crisi e i mutamenti con gli unici strumenti possibili e con l’unico reale patrimonio che abbiamo a disposizione: la voglia di ragionare, la tolleranza verso anime e identità diverse, il coraggio di affermare le nostre opinioni anche al costo di segnare una profonda differenza con quelle altrui. Questo patrimonio di differenze e di idee da raccontare non può essere esaurito in poche pagine. Ma possiamo almeno cominciare a darne un saggio. Per orientarci e per guardare avanti con maggiore consapevolezza.

Pagine Ebraiche, luglio 2010