Pinechas…
La storia di Pinechas, con il suo gesto estremo di colpire a morte un notabile ebreo che si unisce a una donna a lui proibita, è interpretata dalla Tradizione rabbinica come il paradigma di quello zelo religioso che ha come obiettivo il rilancio del valore fondante della famiglia ebraica. Il fervore e la risolutezza con cui Pinechas combatte l’assimilazione sembra essersi trasformato, per alcuni nostrani, in un modello a cui ispirare la propria militanza nell’ambito di quella che dovrebbe essere una sana e leale dialettica comunitaria. Quella descritta nel capitolo 25 del Libro dei Numeri è purtroppo una situazione sempre attuale nella nostra storia, soprattutto in un mondo ebraico come il nostro che ha perso il senso dei suoi stessi valori fondanti e nel quale continuano ad aggirarsi notabili di vario tipo che reclamano avallo e legittimazione per alcune scelte di vita personali fuori dalle norme come pretendeva il leader della tribù di Simeone, Zimrì ben Salù, la vittima di Pinechas. In questi ultimi tempi assistiamo, con una certa frequenza, a una rappresentazione un po’ grottesca di piccoli pseudo Pinechas che credendo dirichiamarsi a quel modello di zelo religioso impugnano lance e vogliono trafiggere, con pesanti insinuazioni e giudizi sussiegosi, perfino rabbini e operatori da sempre impegnati in prima linea nella battaglia contro l’assimilazione. Un clima pesante e inquisitorio nel quale si è tirati per la giacchetta da ambo le parti e dove si richiede a chi non è allineato alle direttive di scuderia, di esibire di volta in volta certificati di buona condotta. Si è chiamati a dar prova, a uno schieramento, di identificazione acritica e incondizionata con quelli etichettati – non si capisce con quali criteri ?! – come non “mollaccioni”, e all’altro schieramento, di essere morbidi e dialoganti ma quasi sempre a senso unico. La mia triste sensazione è che in questo squallido scenario anche la Torah sembra usata sempre più come una bandiera ideologica piuttosto che come un modello comportamentale a cui ispirare la comunicazione e l’ interazione con gli altri. Un mio Maestro, Menachem Monheit, un giorno mi ha insegnato che per essere degli autentici Pinechas è necessario essere intrisi di “Avat Israel”, “amore per il proprio popolo”. Solo così si è legittimati a “erigersi”, come dice il testo della Torah a proposito di Pinechas, l’ebreo zelante per antonomasia, (Numeri, 25; 7) “mittock aeda”, dal mezzo della Comunità, dal dentro più profondo di una collettività perché la si ama come la propria famiglia piu intima. Quando mancano questi presupposti di base il comportamento dei falsi Pinechas di turno anziche costituire un autentico e sano zelo religioso teso a ricostruire cio che deve essere rotto, ci sembra piuttosto un ottuso fanatismo che minaccia di distruggere le nostre persone e le nostre kehillot.
Roberto Della Rocca, rabbino