Qui Firenze – Processo ai persecutori, la città non dimentica

Non c’erano solo criminali patentati tra i persecutori più feroci degli ebrei fiorentini ma anche persone assolutamente insospettabili, come lo scenografo del grande Eduardo De Filippo, e delinquenti di poco conto che non era facile immaginare capaci di tali misfatti. Giovanni Martelloni era uno di loro. Capo del famigerato ufficio Affari ebraici di Firenze che condannò centinaia di ebrei alla deportazione verso i campi della morte ed espropriò a quegli sventurati tutti i beni di loro proprietà, prima delle persecuzioni si era reso protagonista di varie nefandezze, ma non così plateali da far pensare al peggio. Invece in quell’ufficio trovò sfogo alle proprie frustrazioni di burocrate antisemita e intravvide la possibilità di una scalata sociale. A sessanta anni esatti dal processo (durato cinque anni) che lo vide alla sbarra insieme ad altri 67 imputati, conclusosi con una sconcertante assoluzione che rappresenta una delle pagine buie della recente storia giuridica italiana, la Comunità ebraica di Firenze ha deciso di raccontare, nello splendido giardino della sinagoga, quella miserabile vicenda umana che non sono in molti a conoscere. La forma scelta per il racconto è il teatro, con gli attori della Compagnia Teatri d’Imbarco diretta da Nicola Zavagli che sul sagrato del Tempio ne Gli Impuniti recitano gli atti più significativi di quel processo dal finale così assurdo. “È un onore immenso essere qua stasera”, spiega Zavagli e indica la lapide a fianco della sinagoga che riporta i nomi degli ebrei fiorentini deportati dalla furia nazifascista. Inizia lo spettacolo: le voci degli interpreti si susseguono una dopo l’altra, in un crescendo di pathos e drammaticità. Si alternano le testimonianze di vittime e di aguzzini, mentre una musica incalzante sottolinea la tragicità degli eventi portati in scena. Il pubblico, tra cui alcuni sopravvissuti allo sterminio, ringrazia con oltre tre minuti di applausi. Cala idealmente il sipario: Nicola Zavagli, Marta Baiardi dell’Istituto Storico della Resistenza e il sopravvissuto Federico Benadì, volto storico della Comunità, salgono sul palco per discutere di persecuzioni antiebraiche. Nel corso della discussione, con Benadì che vince la timidezza (“chi mi conosce sa quanta fatica faccia a parlare in pubblico”) e racconta con trasporto la sua esperienza di giovane ebreo fiorentino negli anni del nazifascismo, viene presentato il volume Requisitoria di un processo, pubblicazione che raccoglie una selezione di brani tratti da quei cinque anni di udienze terminati con un sonoro quanto inaspettato schiaffo alla giustizia e alla Memoria.

Adam Smulevich