Quali rabbini, quale futuro – Da Torino a Gerusalemme

In un caldo pomeriggio gerosolomitano ho incontrato, nel suo studio, il professore Michael Corinaldi, che da tempo mi cercava. Corinaldi è senza dubbio la persona, in Israele, più impegnata, in diversi campi, a sensibilizzare l’opinione pubblica al riguardo dell’ampio panorama dei gruppi che costituiscono o hanno costituito, in epoche lontane, il Popolo di Israele disperso ai quattro angoli della terra. Per più di due ore ho assaporato l’avvincente racconto, per così dire, del professore sulla sua ormai lunga attività di giurista, di studioso e, più di tutto, di partecipe combattente della causa delle più svariate “tribù” ebraiche, dai Caraiti agli ebrei etiopici, nelle due componenti del “Beta Israel” e dei “Falashmura”, dai Sobotnik russi ai “Marrani” iberici o di altrove. In una recente riunione in Spagna si sono proposte diverse denominazioni political correct da sostituire allo storico, dispregiativo, termine medioevale, tramandato, nei secoli, di generazione e generazione, da questi ebrei nascosti, che, attualmente, anche nella nostra Italia, sono al centro dell’attenzione non solo delle comunità ufficiali. Il professore ritiene che il compito impellente attuale sia la ricerca e l’avvicinamento dei fratelli che hanno scoperto le proprie radici, in molteplici maniere, più che tendere ad un proselitismo “fantasioso” in remote regioni africane o asiatiche, dove si sono “scoperte” popolazioni con tenui segni di “ebraicità” di dubbia provenienza. Se nel mondo la problematica è diventata uno dei temi della scena ebraica di questo terzo millennio, nello Stato di Israele, lo status personale di centinaia di migliaia di nuovi ‘olim, soprattutto dall’ex-Unione Sovietica, è uno dei punti più scottanti dell’agenda politica, motivi di scontri ideologici e partitici ben lungi dall’essere risolti. Lungo questa conversazione di estremo interesse, quale filo conduttore, è emersa la nostra individualità di membri della collettività italo-israeliana, di figli di una comunità ebraica, che da più di un secolo e mezzo è stata attiva per aiutare e far conoscere I fratelli dell’Etiopia, da Filosseno Luzzatto, lo studioso della loro lingua, a rav Margulies, Il Maestro della Rinascita del primo Novecento al suo discepolo Carlo Alberto Viterbo, l’indomito combattente della causa dei “Beta Israel”. Michael Corinaldi, senza alcun dubbio, rappresenta un ulteriore anello di una lunga catena, anche come autore di scritti divenuti testi di riferimento basilare sugli ebrei etiopici e sugli aspetti giuridici delle edot, non per caso. Suo padre, l’ingegnere Corrado z.l. salì nel ’33 in Eretz Israel, dove poco dopo fu unito in matrimonio con la dottoressa Nella Pavia di Milano, dal Gran Rabbino Avraham Izchak Kook z.z.l. Lo aveva indotto a questa scelta di vita, l’insegnamento e l’esempio di Alfonso Pacifici, il grande animatore del ritorno all’ebraismo integrale, discepolo del rav Margulies.
Dallo studio il professore mi ha gentilmente portato al Beth Hakeneset italiano di Rehov Hillel, dove ero stato invitato per il termine dell’anno delle attività culturali della Kehillah degli italkim. I sopraggiunti mi hanno accolto: “Torino ha un nuovo rav! Il rav Eliahu Birbaum”. Coincidenza. Corinaldi me lo aveva appena nominato come rabbino dell’Associazione dei “Shavei Israel”, il cui scopo è di raggiungere gli ebrei dispersi ai quattro angoli del mondo…Come costantemente vicino alla mia collettività di origine e alla Comunità di Torino, in particolare, la notizia mi ha indotto a una profonda riflessione, auspicando un superamento di fratture che hanno tormentato fin troppo i miei fratelli subalpini.

Reuven Ravenna