eccezione…

In questi giorni di calura nei quali sono in molti a lasciare le città durante i week end per rifugiarsi al mare i Batè Ha keneset delle nostre Comunità si svuotano e in molti casi il miniàn dello Shabat è costituito in gran parte dai turisti di passaggio. In questo scenario di smobilitazione, che vede tuttavia una progressiva apertura di centri di preghiera e di studio in diverse località di villeggiatura, a Roma si può registrare una singolare eccezione, quella del Bet Shalom, una sinagoga in zona Marconi, i cui frequentatori accorrono al Bet Ha keneset nei mesi di luglio e agosto forse più che in altri periodi dell’anno. Durante lo shabat pomeriggio si condivide una gioiosa seuda shelishìt (terzo pasto sabbatico) con tanto di challòt, vino e e cibi di ogni tipo, il tutto accompagnato da canti e parole di Torah. Ma la cosa più suggestiva è vedere una ventina di ragazzi che, anziché passare il sabato pomeriggio in spiaggia o in altri luoghi di svago come fanno quasi tutti i loro coetanei, si riuniscono per studiare la Mishnà e alcune Halakhòt. In un panorama nazionale dove l’educazione e la cultura ebraica sono un po’ in ribasso si scoprono delle isole di eccezione nelle quali si assiste a un fermento religioso e identitario che parte dal basso, forse un po’ distante da quelli che sono i grandi progetti e ragionamenti all’ordine del giorno del dibattito nazionale, ma che può richiamarci a quell’autenticità e a quella genuinità che troppo spesso l’ideologia e la politica comunitaria ci fanno perdere di vista.

Roberto Della Rocca, rabbino