…scelta

La lunga estate dei liceali usciti dalla maturità, coincide con la chiusura dell’ultimo ciclo dell’istruzione obbligatoria ma anche con la scelta dell’Università e del proprio futuro. E adesso che farai? È la domanda che pongono tutti gli interlocutori ai “giovani maturati”. Per chi coltiva sogni, passioni, o desideri rispondere non è un problema. La decisione di imboccare un cammino rispetto a un altro è vissuta con serenità, entusiasmo ed emozione, fattori che contribuiscono a sopire quel senso di rinuncia implicito e intrinseco al processo mentale che la determina. Ma come se la cavano gli altri, gli incerti? Talvolta tentennano o farfugliano a mezza voce nomi di luoghi, progetti affascinanti o velleitari glissando di fatto la questione e rinviando al momento in cui sarà per loro inevitabile decidere. Eppure del loro futuro scolastico/lavorativo ne hanno parlato molto, hanno chiesto consigli, si sono informati su internet, hanno partecipato alle giornate di orientamento organizzate dalle facoltà universitarie. Al di là delle caratteristiche e delle problematiche individuali, l’incertezza di molti ragazzi esprime un disagio, oggetto di studi e ricerche, legato all’amplificazione delle possibilità che in ogni ambito è offerta nelle nostre società. Giostrarsi tra innumerevoli opzioni, produce paradossalmente due effetti negativi: il primo è la paralisi anziché la liberazione e il secondo la minor soddisfazione del risultato. Più scelte ci sono e più è facile dispiacersi di qualunque dettaglio, recitano i sacri testi. Ma limitare le scelte equivarrebbe a limitare la libertà degli individui, presupposto inaccettabile. In attesa della “magica quantità di opzioni” (la definizione è dello psicologo e sociologo americano Barry Schwarz) che facilitino la scelta, non resta altro da fare che ascoltare e sopportare pazientemente, oltre al caldo estivo, anche i tormenti e le bizzarrie dei nostri giovani.

Sonia Brunetti Luzzati, pedagogista