Qui Roma – Daniela Di Castro, una grande protagonista che ha aiutato a capire il valore dell’arte e della cultura ebraica
“Ho conosciuto Daniela 27 anni fa e mi colpì per prima cosa la sua intelligenza, Daniela era una persona di un’intelligenza estrema, per me è stata un dono, con lei ho vissuto 27 anni stupendi e l’ho amata profondamente sostenendo i suoi progetti per il museo, ma non credo di dover dire molto perché le sue azioni parlano per lei”. Così Giacomo Moscati ha ricordato ieri sua moglie Daniela Di Castro nella serata di studio (limud) tenutasi al museo ebraico, nel trentesimo dalla sua scomparsa.
Nella sala in cui attraverso gli oggetti rituali sono illustrate le feste ebraiche, sono accorsi in molti, occupando ogni ordine di posto, a testimonianza della grande stima di cui godeva Daniela Di Castro nella Comunità e all’esterno.
La serata di studio è iniziata con il saluto di Roberto Steindler, assessore ai beni culturali della Comunità, che ha voluto porre l’accento sull’ampio riconoscimento che il lavoro di Daniela Di Castro aveva presso le istituzioni museali anche straniere, sottolineando la sua capacità di progettare il futuro del museo ebraico di cui aveva già predisposto l’attività per i prossimi anni (nell’immagine Daniela Di Castro ripresa accanto al fotografo Araldo De Luca che ha curato l’iconografia di molte sue pubblicazioni).
Subito dopo, Rav Benedetto Carucci Viterbi ha riflettuto sul ruolo dello storico dell’arte in una prospettiva ebraica, affermando che per l’ebraismo la creazione divina è secondo molti midrashim un atto artistico e che quella dello storico dell’arte per l’ebraismo è una professione complessa, costretta a fare i conti con una certa diffidenza ebraica verso l’arte. Secondo Rav Carucci se l’arte non è altro che uno specchio della realtà, allora lo storico dell’arte riflettendo ulteriormente su questo specchio svolge una “meta professione”. Rav Vittorio Haim Della Rocca ha parlato del ruolo dell’arte nella Torah, raccontando delle sue discussioni con Daniela sulle parashot di Vaiachel e Pekudè dove viene raccontata la costruzione del Mishkan.
Guido Moscati, uno dei due figli di Daniela ha sottolineato un aspetto privato della madre, rilevando quanto oltre e forse nonostante la sua attività pubblica che la portava a trascorrere gran parte della sua giornata al museo ebraico ella sia stata importante per loro, un vero punto di riferimento costantemente presente e disponibile in ogni momento.
In conclusione Rav Riccardo Di Segni, prendendo spunto dalla sua ultima discussione con Daniela Di Castro che richiedeva per una mostra una rappresentazione delle Tavole della Legge situata nell’ufficio del Rav ha approfondito, partendo dalla Parashà della scorsa settimana, il sugnificato dei Dieci Comandamenti evidenziando la difficoltà di classificarli in gruppi. Parlando di Daniela e ricordando come il limud si svolgesse il giorno di Tu Be Av in cui nel 1904 fu inaugurato il Tempio Maggiore il Rav ha detto “ricordiamo oggi Daniela che ha contribuito alla storia delle fondamenta di questo edificio”.
Daniele Ascarelli