Qui Milano – L’aragosta e la questione ebraica Quali rabbini, crisi e speranze

Una denuncia formale recapitata nella seconda metà del mese di luglio all’Ufficio rabbinico di Milano e il giudizio di un tribunale rabbinico che con ogni probabilità ne sarà la conseguenza, manifestano un fatto fino a ieri difficilmente concepibile e sembrano riassumere tutti gli elementi della grande mutazione che la minoranza ebraica in Italia e con essa il suo rabbinato stanno attraversando. La guida spirituale del movimento ebraico riformato milanese Lev Chadash affiliato alla World Union for Progressive Judaism (una particolarità nel panorama ebraico italiano, che fa tradizionalmente riferimento all’ebraismo ortodosso), accusa un rabbino milanese del movimento chassidico dei Lubavich (un’altra particolarità, presente ormai in Italia da anni, ma proveniente da tradizioni nate altrove) di aver diffuso notizie false e infamanti sulle attività del proprio gruppo ebraico. A dirimere la controversia e a fare giustizia è chiamato un collegio giudicante composto di rabbini che si identificano nella via ortodossa italiana. Al di là del contenuto di questa specifica vertenza ci troviamo di fronte alla conferma della centralità del ruolo e dell’autorevolezza del rabbinato italiano. In ogni caso un fatto nuovo. Un episodio che si inquadra nel dibattito già molto acceso e ricco di spunti. Un confronto che concentra grande attenzione sul mondo rabbinico e che evidenzia una realtà nuova, certo meno stabile, più ricca di contraddizioni e di rischi. Ma anche densa di quelle sfide e di quelle potenzialità che in oltre due millenni di storia la più antica comunità della Diaspora è spesso riuscita a tramutare, con equilibrio e creatività in una ricetta originale di crescita e di fedeltà alle proprie autentiche radici.

Pagine Ebraiche, agosto 2010