Veri o percepiti
In questi giorni d’estate capita che le previsioni del tempo ci comunichino non solo le temperature effettive, ma anche quelle percepite. Altre volte televisioni e giornali vanno in giro a intervistare la gente che ha caldo, fornendoci così la percezione di una percezione.
Cosa succederebbe se, oltre alle temperature, confrontassimo realtà e percezione anche in altri ambiti? Lo Stato di Israele vero è senza dubbio molto più interessante di quello percepito: non solo i suoi detrattori, ma anche i difensori si concentrano essenzialmente sulla pace e la guerra, sulla politica estera e sulla sicurezza, ma raramente raccontano la ricchezza culturale e la complessità di un paese estremamente variegato da tutti i punti di vista, dai paesaggi agli abitanti. Viceversa, gli ebrei percepiti rischiano di essere più affascinanti di quelli veri, anche quelli percepiti dagli antisemiti: hanno un grande potere, sono intelligenti, sono uniti tra loro e controllano la politica mondiale; quelli veri sono molto più litigiosi e persi nei loro piccoli problemi quotidiani.
A volte è anche interessante distinguere tra rabbini veri e rabbini percepiti, Consigli delle comunità veri e Consigli percepiti. E poi ci sono le percezioni di percezioni, cioè quello che i giornali locali capiscono delle vicende comunitarie intervistando qualche ebreo qua e là; curiosamente talvolta qualcuno giudica le decisioni dei Consigli sulla base delle interpretazioni fornite dai giornali. Eppure, a chi verrebbe in mente di aprire la pagina locale di un quotidiano per decidere se ha caldo?
Anna Segre, insegnante