Qui Locarno – La comicità che sconfisse le dittature
Furono Chaplin e Lubitsch a capire per primi l’efficacia della commedia e della satira nel denunciare le follie del nazismo. Ne Il Grande Dittatore del 1940, Charlie Chaplin interpreta un barbiere ebreo reduce di guerra ed il dittatore di Tomania Hynkel che perseguita gli ebrei per distrarre i suoi concittadini dai problemi economici che affliggono lo stato. Il film è pieno di riferimenti alla situazione politica del tempo che non potevano sfuggire al pubblico nei cinema: la svastica diventata due croci affiancate, Göring e Mussolini ritratti come i ridicoli Herring e Benzini, l’esistenza dei campi di concentramento suggerita quando il barbiere chiedendo dove sono finiti tutti gli uomini del Ghetto si sente rispondere “sono andati lì”. Il momento più importante del film è quando il barbiere prende il posto del dittatore e dal palco, rivolgendosi alla folla, annuncia con passione che il potere deve tornare alla gente e auspica l’avvento di un futuro migliore per tutti. Lubitsch concepisce un film completamente diverso. Vogliamo vivere! uscito nel 1942, fu bersagliato dalla critica e frainteso da un pubblico non abituato all’idea di una commedia con tema i nazisti e la Polonia. La trama del film è alquanto complessa. La compagnia teatrale di Joseph Tura (Jack Benny) è intenta a provare la nuova produzione intitolata Gestapo in un teatro di Varsavia. Ma i tedeschi invadono la Polonia e la produzione viene sospesa. Sobinski, il giovane amante di Maria Tura (Carol Lombard), moglie di Joseph e attrice principale della compagnia, essendo un pilota dell’aviazione polacca, riesce a rifugiarsi a Londra dove si arruola nella RAF. Desideroso di contattare l’attrice, per caso, scopre un’operazione di spionaggio nazista capeggiata dal Prof. Siletsky che ha lo scopo di smantellare la Resistenza polacca. Il pilota è allora paracadutato a Varsavia per tentare di fermare l’operazione. Qui rincontra Maria e la sua troupe di attori; con il loro talento lo aiuteranno a salvare i gruppi della Resistenza e tutti insieme fuggiranno in Inghilterra a bordo dell’aereo di Hitler. Il protagonista del film di Chaplin è un ebreo, la sua ragazza Hannah è ebrea, entrambi vivono nel Ghetto dove la parlata ha i ritmi dello Yiddish. Nel film di Lubitsch gli ebrei non sono mai nominati: ci sono solo nazisti e polacchi. Esiste però un personaggio che possiamo identificare come ebreo per il nome che porta e per alcune delle sue battute: si tratta di Greenberg (Felix Bressart), uno degli attori della compagnia di Tura. In una delle scene iniziali del film, Greenberg, criticando Joseph Tura, gli dice: “Quello che sei, io non mangerei!” e l’altro gli risponde “Darmi del prosciutto? Come ti permetti?”. L’ebreo Greenberg a cui toccano parti di secondo piano, ha un sogno: recitare il monologo di Shylock dal Mercante di Venezia di Shakespeare. Lo recita tre volte nel corso del film, due volte mentre è insieme all’amico Brodski e un’altra alla fine del film nel teatro pieno di nazisti. “Se ci ferite noi non sanguiniamo? Se ci solleticate, noi non ridiamo? Se ci avvelenate noi non moriamo?” La potenza di questi versi recitati nella Varsavia occupata dai nazisti da un attore ebreo diventa ancora più grande quando davanti ai nazisti Greenberg aggiunge: “E se ci fate un torto, non ci vendicheremo?” Non importa se i riferimenti agli ebrei del testo Shakespiriano sono omessi perché questi vengono fuori lo stesso con tutta la loro intensità. Quando Greenberg è interrogato, dopo essere stato arrestato dai nazisti nel teatro pronto a ricevere la visita di Hitler, alla domanda: “Perché sei qui?” risponde “Io sono nato qui”. Il diritto alla vita non potrebbe essere espresso meglio. Ma gli elementi ebraici del film non si fermano a Greenberg e Shylock. La commedia di Vogliamo vivere! è ebraica. La scena di Joseph Tura, travestito dal Colonnello Ehrhardt, che mentre intrattiene l’ignaro Professor Siletsky, ripete continuamente “E così mi chiamano Campo di concentramento Ehrhardt?” sembra una gag dei Fratelli Marx o uno spezzone dalla serie Tv Seinfeld. L’uso dei doppi sensi, del travestimento, del rovesciamento delle parti, del sottinteso sono tutti elementi della tradizione della commedia ebraica. L’ego dei personaggi viene continuamente sbeffeggiato. Il Brodski mascherato come Hitler dice Heil me stesso! e al grande attore Tura il vero Colonnello Ehrhardt dice “Quello che Tura ha fatto a Shakespeare noi facciamo alla Polonia!.” Il rovesciamento delle parti fa sì che il monologo di Shylock nella bocca del nazista Siletsky diventi “Noi siamo come tutti gli altri. Ci piace cantare, ballare. Ci piacciono le belle donne”. Il film mantiene una voluta ambiguità che può sembrare talvolta fuori luogo. I personaggi nazisti e polacchi sono messi in scena in tutta la loro umanità e fallibilità. Ma quello che vuole fare Lubitsch è provocare lo spettatore facendo accostamenti azzardati e renderlo cosciente delle sue reazioni. Lubitsch non credeva nell’attacco diretto: che si tratti di sesso, politica o del nazismo, come in questo caso, lui sceglie sempre l’arma della sottile sovversione. Vogliamo Vivere! testimonia l’importanza dell’arte come veicolo di cambiamento sociale e di giustizia. Lubitsch, come hanno poi imparato tanti grandi come Mel Brooks, c’insegna che si può affrontare la ferocia nazista con l’arma della commedia e vincere.
Rocco Giansante, Pagine Ebraiche agosto 2010