…istruzione

Creatività e tradizione, elementi vitali nella cultura ebraica senza i quali non ci sarebbe né storia né futuro, ci suggeriscono una chiave di lettura utile a districarci tra le recentissime statistiche sullo stato di salute della scuola italiana. E’ stato riconfermato che le elementari, ora primarie, funzionano ed assicurano risultati formativi abbastanza omogenei, forse perché – resistendo ad un’applicazione pedestre delle molte riforme – le positive sperimentazioni degli anni passati sono state gelosamente custodite e valorizzate ed hanno quindi garantito continuità e stabilità all’intera struttura. Oculati cambiamenti e nessuna rivoluzione copernicana. Fino a dieci anni fa gli esperti del ministero dell’istruzione del Sol Levante venivano da noi in pellegrinaggio per “trovare ispirazione” nel nostro virtuoso modello di scuola elementare a tempo pieno, considerato un ottimo punto d’equilibrio tra livello di competenze e livello di integrazione degli alunni. Ancor oggi godiamo dei benefici di quel virtuoso periodo, ma ora i giapponesi non capiscono come un Paese avanzato come il nostro possa scegliere di tagliare i contributi all’istruzione anziché trovare altre soluzioni. Non trovando una risposta logica continuano a considerarci “così creativi”, ma adesso non ci copiano più.

Sonia Brunetti Luzzati, pedagogista