Qui Locarno – Eran Riklis (Israele) vince il premio di Piazza Grande

Era il film che aveva dalla sua i favori del pronostico. Le previsioni della vigilia si sono rivelate corrette: The Human Resources Manager del registra israeliano Eran Riklis (nell’immagine a fianco) ha vinto il Premio del Pubblico al Festival del Cinema di Locarno. Quello ticinese è l’ennesimo riconoscimento alla grande profondità dei temi trattati dal cinema israeliano, che negli ultimi anni ha ottenuto un crescente riscontro in termini di pubblico e critica. Pellicole come La sposa siriana e Il giardino di limoni (entrambi di Riklis) o come Valzer con Bashir e Lebanon mettono d’accordo i critici di mezzo mondo: fare la fila al botteghino vale la pena. Non è dunque un caso che Israele fosse presente a Locarno con cinque film, schieramento più numeroso tra i paesi mediorientali, e ci sia venuto portandosi un ambasciatore d’eccezione: il grande vecchio Menahem Golan, che nel passato ha legato il suo nome ad alcuni capolavori hollywoodiani e che in Piazza Grande ha ritirato il Premio Rezzonico assegnato al miglior produttore di cinema indipendente in attività.

The Human Resources Manager (a fianco una scena del film), tratto dal libro omonimo di Abraham Yehoshua, racconta la storia di un responsabile delle risorse umane del più grande panificio di Gerusalemme che entra in crisi dopo essere stato abbandonato dalla moglie e dalla figlia. Una sua dipendente straniera muore in seguito a un attentato kamikaze ma nessuno ne reclama il cadavere. La stampa accusa l’azienda di disumanità e indifferenza, così la direttrice lo invita a risolvere la faccenda il prima possibile per evitare di procurare un danno eccessivo al panificio. Il manager parte per un travagliato viaggio che lo porta, in compagnia della salma e di un piccolo gruppo di persone ben caratterizzate nei loro aspetti più singolari, nel villaggio rumeno in cui è nata la donna. Lungo il tragitto la combriccola si imbatte nei personaggi e nelle situazioni più assurde. Stimolo per guardare al futuro con ottimismo, il film parla col linguaggio dell’ironia di un duplice itinerario: quello su strade e sentieri scalcinati (che si concluderà a bordo di un carro armato sovietico) ma anche quello alla scoperta dei nostri dissesti e squilibri interiori. Il protagonista è un uomo frustrato che odia il suo lavoro e che ha perso di vista i propri ideali, incapace di gestire se stesso e di aiutare gli altri: il viaggio è l’ultima opportunità per dare una svolta decisiva nella sua vita senza rotta e senza felicità.

Nel cast tra gli altri Alfi Guri e Mark Ivanir (nell’immagine assieme a Riklins), che Steven Spielberg ha voluto in Le avventure di Tin Tin: il segreto dell’unicorno, a breve nelle sale.