Qui Livorno – “Conservare e tramandare”, la sfida del chazan Daniele Bedarida

Città capofila della Giornata Europea della Cultura Ebraica 2010, Livorno è nota per l’unicità della sua musica sinagogale. Tramandati oralmente di padre in figlio (anche se in misura sempre minore), i canti degli ebrei livornesi costituiscono una delle testimonianze più vive di quella commistione tra culture propria della patria anarchica e ilare che da secoli li ospita senza aver mai eretto i confini netti di un ghetto. Mix di identità e culture mediterranee, la tradizione labronica (di cui il musicista e compositore Michele Bolaffi è il nome più noto) rappresenta, come scrive lo studioso Francesco Spagnolo, “il lascito concreto e in continua trasformazione di un network culturale che per lungo tempo ha attraversato confini nazionali, barriere religiose e differenze etniche”. Parte di quel ricco patrimonio è andato perduto, parte è stato salvato da illustri musicisti e musicologi, parte lo stiamo riscoprendo solo negli ultimi tempi. Il merito è soprattutto di Daniele Bedarida, chazan del Tempio e autore di vari cd che continuano l’opera di trasmissione con l’ausilio delle moderne tecnologie. Occuparsi di liturgia ebraica per Daniele è un fatto di famiglia: suo nonno era Alfredo Sabato Toaff, guida spirituale di Livorno nel periodo più duro, suo zio è Elio Toaff, rabbino emerito di Roma e figura di spessore internazionale dell’ebraismo italiano. “Da piccolo ero sempre al Beth haKnesset, per me è stato naturale apprendere le musiche dai vecchi chazanim”, racconta Daniele, che di professione è odontoiatra. Il lavoro di recupero parte con la nascita del coro, creato nel 1995 con lo scopo di allargare la base di persone a conoscenza dei canti comunitari. Recuperare è un lavoro complicato, che richiede molta pazienza e affinate capacità investigative. Bedarida spiega il problema di fondo: “Il patrimonio musicale livornese è enorme, ma nonostante la vastità le tracce scritte in nostro possesso sono pochissime”. Tra gli studiosi che nel passato si sono occupati della sua riscoperta e catalogazione, anche Federico Consolo e il musicologo Leo Levi: quello che è arrivato ai giorni nostri è in gran parte frutto della grande passione di entrambi per ebraismo e musica ebraica. Oggi il testimone è passato a Daniele, memoria storica della Comunità che cerca (e spesso trova) materiale inedito negli archivi. Che poi sono la fonte privilegiata: rare le testimonianze orali. Anche se ci sono delle eccezioni: la trasmissione ai posteri di un Ashkivenu composto dal Maestro Lattes è stata possibile solo grazie ai ricordi di un corista. Il passaggio successivo al recupero è (in caso di mancanza di una traccia scritta) la trascrizione su spartito e infine la trasposizione su file audio. Per conto della Comunità Bedarida ha registrato sei cd che forniscono un quadro ampio sul panorama melodico giudaico-livornese. Le copie si trovano in molti archivi stranieri, compreso quello dell’Università di Gerusalemme. Elemento di spicco del coro (che in occasione della prossima Giornata della Cultura Ebraica sarà protagonista al teatro Goldonetta), il chazan si esibisce da anni come solista, in convegni internazionali e concerti. Due suoi cd sono stati presentati a Yerushalaim e Salonicco, mentre il futuro parla a stelle e strisce: “Sto prendendo accordi per una doppia presentazione a New York e Philadelphia, che verosimilmente sarà nel 2011”. L’obiettivo è quello di sempre: “Cerco di conservare e tramandare il più possibile la nostra gloriosa tradizione”.

(nell’immagine la copertina di uno dei cd realizzati da Daniele Bedarida: Shemà qolì – Le vie dei canti: musiche ebraiche a Livorno)

Adam Smulevich