…Ground Zero

Dal tetto delle Torri Gemelle la visione di New York in una splendida giornata di primavera era quasi abbagliante, generava un senso d’euforia. Pareva veramente di essere sul tetto della civiltà occidentale, non solo nella sua espressione materiale ma anche in quella estetica. Rivisitato oggi, quel simbolico luogo che non esiste più, la cupa voragine scura della distruzione totale di Ground Zero, suscita tristi e complessi pensieri. L’Occidente (col suo bene e col suo male) ha perso e forse non sarà mai più quello che era. Non sappiamo se l’Islam abbia vinto. Il perpetratore veniva dall’Islam, anche se non era tutto l’Islam. Data questa diversità interiore, non è possibile stabilire se l’Islam abbia espresso rammarico. Una parte ha espresso gioia. La volontà di eternare in loco lo squarcio nella storia dovrebbe tener conto primariamente della sensibilità delle vittime. Le vittime appartenevano a molti credi diversi, e in questo compendiavano un’idea di Occidente pluralista che il perpetratore non poteva condividere. Un sito religioso pluri-funzionale potrebbe accomunare cristiani, cattolici, protestanti delle varie denominazioni, ebrei, musulmani, buddisti, confuciani, ma anche liberi pensatori. Un silenzioso incontro delle diverse fedi forse potrebbe rappacificare il luogo della devastazione. La costante presenza del perpetratore, sia pure ammorbidita dal dubbio della critica, dalla dialettica della diversità e dalla speranza della riforma, invece no.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme