Qui Livorno – Elio e i suoi fratelli: la scienza è questione di famiglia

Il ricordo più bello sono le lunghe serate passate a discutere dopo cena di matematica, scienze e cose d’attualità. Il padre Renzo e i fratelli Dario e Daniele a palleggiarsi ragionamenti e quesiti e lui, il piccolo di casa, a bersi in silenzio ogni parola. “Per la nostra famiglia era un momento così importante che a lungo ci siamo rifiutati di tenere la tivù in casa nel timore ci potesse privare di quel nostro stare assieme”, ricorda Elio Cabib, 54 anni, due figli. Proprio in quelle serate mettono radici il profondo attaccamento per l’ebraismo e quella passione per la scienza che con decisione guideranno i tre ragazzi Cabib (nell’immagine) nelle loro scelte professionali e di vita. Elio, oggi professore associato di matematica alla facoltà di Ingegneria di Udine, ne rende senz’altro merito al padre, docente di matematica in un istituto tecnico professionale e presidente della Comunità ebraica di Livorno dal 1958 al 1974. “Una persona estremamente legata alle tradizioni, poco interessata alla materialità – ricorda – famoso in tutta la città per la sua distrazione, che godeva dei voli intellettuali, del piacere di far lavorare la testa. Fu lui a dare alla famiglia il doppio binario dell’ebraismo e della scienza”. Elio e i suoi fratelli, livornesi e fieramente sefarditi da generazioni, crescono così tra casa e Comunità in un ambiente ricco di stimoli. Studiano all’elementare ebraica, frequentano la Sinagoga, le lezioni del rabbino, Elio entra a far parte del Benè Akiva. Il tutto con un low profile d’altri tempi. “Da mio padre – ricorda – c’era un invito costante a studiare, ad applicare le mitzvot, a rispettare la kashrut. Ma senza ostentazioni. Quando da ragazzo mi sono intestardito ad andare in giro con la kippah mi esortava, invano, a ‘non fare galut’: un’espressione che alla lettera significherebbe ‘non fare diaspora’ ma da noi vuol dire ‘non mettere le cose nostre in piazza’. Non per vergogna. Ma perché la cosa poteva suscitare reazioni di fastidio”.

L’educazione ebraica di Elio (nell’immagine a fianco durante una lezione) porta i nomi storici di rav Bruno Polacco; della maestra Elvira Piperno; di rav Laras. Sono gli anni dell’adolescenza e del bar mitzvah, che vedono la Comunità livornese arricchirsi di nuova linfa con l’arrivo, dopo la guerra dei Sei giorni, di tanti ebrei libici. “Fu una fase di notevole rinnovamento anche per il Tempio. Erano persone molto caricate dal punto di vista ebraico, che portavano con sé una vena mistica e cabalistica che da noi era quasi scomparsa”. Per i tre fratelli sono gli anni delle scelte per il futuro. E’ la vocazione scientifica seminata dal padre a dettare la loro strada. Il maggiore, Dario, si laurea in fisica a Pisa. Un PhD negli Stati Uniti e si trasferisce in Israele dove dà vita ad alcune compagnie hi – tech. Un impegno che nel ‘97 gli vale il Premio europeo per l’innovazione per un’applicazione della spettroradiometria in campo genetico. Daniele si laurea in chimica e dopo un dottorato al Weizmann Institute approda alle raffinerie Batei Tzedek di Haifa. Elio dopo la laurea in matematica a Pisa (a seguirlo nella tesi è Piero Villaggio, docente di scienza delle costruzioni e fratello del comico Paolo), vince un concorso all’ateneo udinese e si trasferisce a nord est. Da lì Elio Cabib porta avanti il suo impegno ebraico e quello civile. Da questo punto di vista il suo nome è legato, insieme a quello dell’amico Marco Orioles, docente di scienze della comunicazione, a un video che due anni fa fece scandalo: quello in cui si vede Khatami stringere la mano ad alcune donne. L’ex presidente iraniano, che partecipava a un festival a Udine, venne immortalato da Cabib e Orioles. “Trovavamo fuori luogo la sua partecipazione senza alcun contraddittorio. E così registrammo gli incontri mandandoli su Youtube”. Fra le riprese quella stretta di mano a una signora, che contraddice quanto Khatami aveva pochi giorni prima dichiarato in patria. In pochi giorni il video è cliccato da centinaia di migliaia di persone mentre la notizia dilaga sulla stampa. Un caso mediatico da manuale azionato da un matematico che anche all’estremo confine d’Italia tiene vivo il gusto tutto ebraico (e livornese) della provocazione.

Daniela Gross, Pagine Ebraiche, agosto 2010