body worlds…

In tempi remoti, quando tra gli ebrei si comminava la pena capitale, vigeva comunque il divieto di una prolungata esposizione del corpo del giustiziato, che doveva essere rimosso entro la sera. “L’appeso è una offesa all’immagine divina”, dice la Torah (Devarim 21:23) che abbiamo letto questo Shabbat. Da qui sono derivate norme e attenzioni speciali, ma anche un preciso e diffuso atteggiamento culturale ebraico, non strettamente religioso, di rispetto nei confronti dei morti e della loro esposizione. Il problema si ripresenta oggi anche con una nuova forma di arte, “body worlds”, che espone corpi veri plastificati e inseriti nelle circostanze più diverse. Le esibizioni hanno fatto il giro del mondo (Italia esclusa per ora), compresa anche Israele (Haifa) con ovvio accompagnamento di discussioni, anche in campo rabbinico. Dove ci si sarebbe aspettati una condanna unanime senza appello, ma invece sono comparse anche voci facilitanti. Per chi volesse rendere conto del problema, si guardi qualche immagine su internet (faccia attenzione chi è impressionabile) e poi capirà perché anche i rabbini hanno discusso.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma