Bejahad 5770 – La vigorosa rinascita di Zagabria

Il palazzo d’inizio secolo è in pieno centro di Zagabria, elegante e appena celato dal verde. Ci si inerpica di qualche piano e una volta oltrepassate le abitazioni si accede agli uffici della Comunità ebraica. Basta varcare quella soglia per immergersi in un’atmosfera ariosa, allegra, impregnata di un ebraismo vivo. All’effetto contribuiscono senz’altro i lampadari argentei e dorati cesellati con delicatezza a melograni, fiori e frutti da un artista israeliano che tornano nella piccola sinagoga e le pareti e finestre candide decorate da maghen David trasparenti. Ma più del luogo fisico, a colpire il visitatore è l’energia che circola negli ambienti comunitari. Siamo nel pieno dei preparativi per il festival Bejahad, progetto lanciato proprio dalla piccola Comunità croata. Con il vicepresidente Vladimir Salomon, il rav Kotel Da-Don e il presidente della Comunità ebraica di Trieste Andrea Mariani si discutono i dettagli dell’organizzazione. Si entra nel vivo della quotidianità di un evento che coinvolge centinaia di persone (dalla carne kasher al meccanismo delle prenotazioni) senza mai trascurare quell’afflato ideale che sta ispirando la fiorente rinascita delle Comunità ebraiche dell’ex Jugoslavia. Oggi la vita sta infatti tornando in quest’area d’Europa, così crudelmente segnata dalla storia degli ultimi settant’anni. A Fiume la piccola Comunità (oggi meno di duecento persone) ha inaugurato due anni fa la rinnovata Sinagoga con una grande festa. A Zagabria, dove la Comunità ebraica conta 1500 persone, la rinascita si traduce in regolari attività di culto, nella possibilità di rispettare la kashrut e soprattutto in una nuova scuola che accoglie oggi quasi 60 bambini. La riunione si sposta proprio qui, per un incontro con le insegnanti e gli alunni. Il contesto dell’istituto intitolato a Lauder e Hugo Kon è ben diverso da quello che accoglie la sede comunitaria. La zona è periferica, l’immobile anonimo. Ma all’interno torna a farsi sentire la stessa magica energia. “Qui – spiega la direttrice Josenka Rafaj – i bambini possono frequentare le sette classi della scuola primaria. Fin dalla prima il programma prevede lo studio dell’ebraico, con il metodo Tal am, e dell’inglese. In quarta si aggiunge il francese e, per chi lo desidera, dalla quinta il latino e dalla settima il greco”. Il risultato è che i bambini più grandi sono del tutto in grado di interloquire con i visitatori italiani alternando l’ebraico e l’inglese. E qualcuno non esita ad avventurarsi in un elementare italiano, perché da tempo sono in atto degli scambi tra le classi di Zagabria e quelle della scuola della Comunità ebraica di Trieste e più volte in estate i ragazzi croati sono stati ospiti della Colonia di Opicina. “Il rapporto con le Comunità di Croazia e Slovenia – spiega il presidente della Comunità ebraica di Trieste Andrea Mariani – è per noi molto importante. Si tratta di realtà con cui vi è una forte vicinanza storica e culturale che stanno vivendo una fase di grande crescita. Sentiamo il dovere di essere loro vicini in questo momento così delicato mettendo a loro disposizione le nostre strutture e la nostra esperienza in un rapporto che non è certo a senso unico. Da queste Comunità abbiamo infatti tanto da imparare in termini di entusiasmo e intraprendenza”.

(In alto la sinagoga di Zagabria in un’immagine del 1906. Costruita nel 1867 accoglieva oltre 500 persone. Fu distrutta nel 1941 dagli ustascia. Al suo posto oggi si trova un parcheggio. E’ in atto un progetto per la sua ricostruzione).

Daniela Gross, Pagine Ebraiche, luglio 2010