Bejahad 5770 – Tyberg, la Terza sinfonia torna alla luce
Riemerge dal passato, dopo quasi ottant’anni, la terza sinfonia di Marcel Tyberg, salvata fortunosamente dall’oblio prima che la tragedia della Shoah si abbattesse inesorabile sul compositore di Abbazia, morto ad Auschwitz nel 1944. Questo straordinario lavoro è disponibile da oggi in un cd dal titolo Symphony No. 3 – Trio per piano, prodotto dalla Naxos. Un pubblicazione musicale realizzata grazie al contributo della Foundation for Jewish Philanthropies e all’impegno di JoAnn Falletta, direttore della orchestra sinfonica di Buffalo, che nei mesi scorsi ha messo in musica il componimento perduto durante una serie di performance dal vivo.
Completata alla fine degli anni ’30, la terza sinfonia di Tyberg propone un poetico viaggio in Re minore, che ha inizio con un gradevole pizzicato sulle corde più basse, seguito dal richiamo annunciatorio della tuba tenore. La musica segue un percorso che ha la struttura della sonata, caratterizzato da una varietà di temi e sviluppi. Il fraseggio risulta essere decisamente più rapsodico che strutturato, una complessa fantasia che coniuga sfumature tipiche dello stile di Bruckner ad astrazioni Mahleriane. La ricercatezza di Tyberg è inoltre rappresentata dai diversi spunti di stile che troviamo nel procedere dell’esecuzione: Appassionato, Misterioso, Con passione, Tranquillo.
Una coda breve e suggestiva si dissolve in chiusura con un nebuloso pizzicato in toni bassi. E tuttavia il secondo movimento, lo Scherzo: Allegro non troppo in Re minore, offre uno sprazzo tardo-romantico in tre quarti. Con cambiamenti ironici di tempo, un fluire armonico beffardo e una filigrana giocosa che attraversa l’orchestra, tutto finisce troppo presto con un rapido accenno al motivo principale da parte dei fiati e degli archi più bassi. Parlando del periodo romantico, Tyberg propone, nel terzo movimento, l’Adagio, le atmosfere del sogno con un’affascinante cantilena d’archi, dolcemente replicata dai fiati. Il fraseggio suggestivo si fonde attraverso variazioni successive di chiave e timbro, con assoli intimi del violino e dei fiati, avvolti dal calore degli ottoni e dal lussureggiare degli archi. La scena pastorale si chiude in Si bemolle maggiore, con un lontano eco di corni.
Nel Rondò finale c’è tutta la furia tipica della produzione ottocentesca, a cui Tyberg rende magistralmente omaggio, lasciando poi che la musica prenda il volo sgattaiolando via leggera. Il tributo si apre con una fiammata giocosa del corno solista, a cui rispondono i tromboni con incursioni di archi. Le sequenze di variazioni del rondò offrono un assaggio congiunto di tutte le sezioni, con un ulteriore contrappunto colorito. Strada facendo, il brano è attraversato da un umorismo accattivante e intrigante e da stuzzicanti ombreggiature armoniche. Ma in un batter d’occhio, gli archi si precipitano nuovamente verso la chiusura, cadenzati dall’insieme dell’orchestra.
Un’opera che esprime a pieno il talento e la maestria di un compositore fino ad oggi sconosciuto, una musica, quella di Marcel Tyberg, analitica e speculativa allo stesso tempo, colma di uno spirito romantico che si ispira alle atmosfere di Beethoven e Mendelssohn.
Michael Calimani