…comparazioni
Molti in questi giorni hanno paragonato le espulsioni dei rom dalla Francia alla Shoà. Non sono scandalizzato dal paragone, che trovo fuori luogo, ma dal fatto che per infrangere il muro dell’indifferenza (questo sì un prerequisito non marginale in tutte le politiche discriminatorie) si debba alzare la posta della comparazione al fine di raggiungere quell’obiettivo minimo
rappresentato dalla rottura del silenzio. Non era più appropriato sottolineare l’indifferenza? O questo avrebbe obbligato a proporre un analisi meno radicale ma più profonda e dunque non moralistica, ma etica? E dunque quel paragone probabilmente rispondeva solo a un’economia della discussione: consentiva di andare diritti al nocciolo del problema, con poca spesa e massima visibilità. Ma senza incidere. Infatti niente è cambiato: l’effetto è che tutti hanno insistito con enfasi sull’improprietà di quel paragone; qualcuno ha parlato sui giornali. Non è mancato il solito “mai più!”. Soddisfatti e alleggeriti, tutti sono tornati alle loro occupazioni precedenti. In silenzio.
David Bidussa, storico sociale delle idee