Davar Acher – Ombre inquietanti

La non-notizia delle origini ebraiche di Adolf Hitler diffusa dai giornali nei giorni scorsi dovrebbe interessarci. Non per il suo contenuto, che è scientificamente e logicamente insussistente. Nel DNA di un certo numero di parenti del dittatore si sarebbe infatti trovata una variante genetica diffusa fra certi gruppi ebraici: ma la presenza in qualcuno di un singolo marcatore genetico più diffuso in un segmento di popolazione non dimostra affatto necessariamente la sua appartenenza a tale segmento. La complessità del genoma umano smentisce questo tipo di attribuzioni che sono tendenzialmente razziste, perché riducono tale varietà a combinazioni e “contaminazioni” di tipi umani chiusi ed essenzializzati (le “razze”), sulla base di varianti che sono invece distribuite nella popolazione e determinate spesso da selezioni contingenti dovute all’ambiente.
Quel che dà da pensare è invece l’interesse che viene attribuito dai giornali a questa storia e ad altre analoghe (l’attribuzione di un padre illegittimo ebreo al dittatore nazista e ad altri gerarchi ecc.). La ragione sottostante è evidente e velenosa. Se Hitler era ebreo, nessun altro porta la responsabilità della Shoà se non gli ebrei stessi. Inoltre se ebrei sono le vittime e i carnefici, l’identità stessa degli ebrei si dissolve, gli ebrei apparenti non sono gli ebrei reali, “ebreo” non è più il membro concreto di un popolo, ma un principio metafisico che si ribella contro se stesso e cerca di eliminarsi. E’ quanto sostiene, su un altro piano, la teoria recentemente rilanciata dallo “storico” antisionista Shlomo Sand, per cui i veri discendenti degli ebrei biblici sarebbero i palestinesi, mentre gli ebrei orientali verrebbero dai turchi kuzari, convertiti nel medioevo; e quindi i veri “ebrei” che non sono ebrei ma musulmani, farebbero bene a lottare contro i falsi ebrei, i sionisti kuzari colonialisti.
Ancora a livello metafisico qualcosa del genere compare nel pensiero cristiano implicito in Paolo di Tarso e formulato esplicitamente per la prima volta da Giustino (“Contro Trifone”, 11) e mai più rinnegato nemmeno dal Concilio Vaticano II per cui la Chiesa sarebbe il “verus Israel” (secondo lo spirito), e il popolo ebraico sarebbe tale solo secondo la carne, in sostanza gli ebrei sarebbero falsi ebrei perché sono rimasti ebrei invece di farsi cristiani. L’ebraismo vero, insomma, corrisponderebbe alla rinuncia o addirittura all’odio e alla persecuzione dell’ebraismo; quello falso sarebbe la sua continuazione. Qualcosa del genere vale anche per coloro che (ebrei e non), dall’alto di un'”etica ebraica” da loro stessi stabilita, giudicano e condannano come non etico e dunque non ebraico il comportamento di Israele, cioè del popolo ebraico democraticamente organizzato Trasformato in altro dall’esistenza concreta del popolo ebraico, reso occulto o “spirituale” o anche trasmutato in pura etica o socialismo, l’ebraismo diventa pericoloso, si rivolta contro la sua origine, passa a odio di sé o antisemitismo, diventa un’inafferrabile fantasma. All’ebreo viene volentieri attribuito lo statuto di feticcio o di fantasma: qualcuno o qualcosa che è abusivamente, ma che nonostante il suo non essere o proprio per questo detiene un potere straordinario.
Per questo gli antisemiti sopravvalutano regolarmente la potenza, il coordinamento e la determinazione del mondo ebraico (che noi sappiamo fratturato, confuso, difficilissimo da coordinare), immaginando terribili lobby ebraiche e concili di Savi di Sion e “fascisti ebraici” – che naturalmente vanno distrutti e sterminati. L’antisemitismo (e oggi l’odio per Israele) insomma non è l’antipatia normale per un popolo cui si attribuiscono reali azioni deplorevoli, che potrebbero facilmente essere dimostrate false. E’ un odio teologico e metafisico per qualcosa che non è ciò che è, la cui realtà è abusiva dal principio e la cui stessa esistenza dimostra una colpa “originale”. Chi pensa che mostrandosi “buoni”, “umanitari” e pacifici questo pregiudizio potrà essere sconfitto, non solo si fa molte illusioni sulla natura umana, ma ignora la straordinaria potenza del negativo, dimostrata per esempio dall’antisemitismo diffuso in società quasi senza ebrei (come la Polonia attuale) o che non ne hanno praticamente mai avuti (come il Giappone). Se noi siamo anche quelli che vogliono distruggerci, la nostra assenza non può che renderci più minacciosi.

Ugo Volli